Inizio l’articolo con una doverosa premessa: star vicino a chi soffre di ansia o attacchi di panico è molto difficile, provare anche ad aiutare diventa difficilissimo. Racconto spesso che, pur essendo uno dei miei cavalli di battaglia sul lavoro, se mi capitasse nella vita, sarei in difficoltà io stessa: si è coinvolti emotivamente e il fatto che una persona a cui vuoi bene stia male è tremendo; se poi il male è invisibile (come nel caso dell’ansia o degli attacchi di panico) fa proprio saltare i nervi.
Mi capita spesso di sentirmi chiedere: “Cosa posso fare per aiutarlo quando ha ansia o attacchi di panico?“. Provo a rispondere in 8 punti.
1. Impara a conoscere ansia e attacchi di panico
Il primo passo per combattere ansia e attacchi di panico è conoscerli. Vale per i pazienti, ma vale anche per te che gli stai vicino. Certo, se stai leggendo questo articolo è perché stai già cercando informazioni: good work!!
In alcuni vecchi articoli (qui, qui e qui) ti ho raccontato cosa sono gli attacchi di panico e cosa fare quando si presentano. Qui ti fornisco alcune informazioni di base da tenere a mente per aiutare chi soffre di ansia o attacchi di panico:
” Gli attacchi di panico sono episodi di improvvisa ed intensa paura, che nel giro di poco tempo prendono la forma di un vero e proprio panico. Ogni attacco ha una durata abbastanza breve (10-30 minuti). Per chi li prova, tuttavia, sembrano infiniti. In genere, sono accompagnati dalla paura di morire, svenire, impazzire o avere un attacco di cuore (qui trovi un approfondimento in merito alle paure più frequenti). Tra i sintomi principali di cui potrebbe parlarvi la persona che soffre di attacchi di panico ci sono: tachicardia, senso di soffocamento, tremori, nausea, senso di intorpidimento o “paralisi” degli arti, testa annebbiata..“.
Sembra banale, ma riconoscere i segnali di ansia e panico, è davvero il primo passo per rendere gli attacchi meno potenti. Se non sa cosa sta accadendo, la persona che vive l’attacco di panico avrà il terrore che stia morendo, stia avendo un infarto o stia svenendo. Questo aumenterà la paura e farà durare più a lungo l’attacco di panico.
Quindi, primo passo per aiutare chi soffre di ansia o attacchi di panico: capire cosa sta succedendo. Sarai più tranquillo e padrone della situazione.
2. Non sminuire
Ok, abbiamo capito che di attacchi di panico non si muore. Sappiamo che durano poco, ma questo non significa che tu debba sminuire la situazione. Chi vive il panico si sente davvero come se stesse per morire o soffocare. Affermare “Non è niente” o “Uff…quante storie per un po’ di panico“, non serve a granché, anzi rischia di aumentare il panico. La persona sente di non essere compresa e capita, si sentirà sola e avrà ancora più ansia.
Se vuoi aiutarlo davvero, tieni a mente le informazioni che conosci sul panico e usale per rassicurarlo, spiegagli che passerà dopo alcuni minuti. Mi raccomando: ho detto tono rassicurante! Qualcosa come: “Sappiamo di cosa si tratta, come sempre passerà tra poco, vedrai. Io, nel frattempo, sono qui con te. Sei al sicuro, so che è tremendo, ma tra poco sarà tutto finito!“.
NON “Cavolo vuoi che sia! E’ solo un attacco di panico…robetta!” (Questo è sminuente e giudicante. Se alza il dito medio, anziché ringraziarti, ha ragione lui!)
QUINDI, SECONDO PASSO per aiutare chi soffre di ansia o attacchi di panico : digli che stai capendo cosa succede, mostrati comprensivo e rassicurante.
3. Non dirgli di stare calmo
“Stai calmo!”. Prova a immaginare un momento in cui sei preoccupato o arrabbiato. Non ti viene voglia di mandare a quel paese chi se ne esce con una frase del genere? Ecco. Questa è una frase da evitare SEMPRE. Vale tutto quello che ti ho raccontato nel punto due (dito medio compreso, qui forse è doppio!).
QUINDI, TERZO PASSO per aiutare chi soffre di ansia o attacchi di panico : TROVARE FORMULE ALTERNATIVE PER AIUTARLO A STARE CALMO (“STAI CALMO” è UN’ESPRESSIONE CHE DOVREBBE ESSERE BANDITA DAL VOCABOLARIO).
4. Prendilo sul serio
Questo punto è certamente unito ai precedenti: non puoi sminuirlo, devi prenderlo sul serio. Come ti dicevo, tutti i sintomi di cui ti parla, lui li avverte veramente. Anche la paura di morire, avere un infarto o morire è molto forte e va presa sul serio. Certo, non rischia nessuna delle tre cose, ma in quel momento per lui si tratta di possibilità reali. Puoi usare una frase tipo: “Lo so che ti sembra di morire o svenire, ma è una conseguenza dell’attacco di panico…Proviamo a respirare più lentamente, vedrai che andrà meglio“. A questo punto ti dirà: “Ma non riesco a respirare, ti ho detto che sto soffocando!“. Mantieni la calma (lo so, è dura!) e ribatti: “Lo so, ma anche la sensazione di soffocare è data dal panico. Quando respiri veloce, respiri male, prova a respirare insieme a me“. Poi vai al punto successivo.
QUINDI, QUARTO PASSO per aiutare chi soffre di ansia o attacchi di panico : NON SOTTOVALUTARE, PRENDI SUL SERIO IL PROBLEMA (ANCHE SE NON AVRà CONSEGUENZE LETALI)
5. Impara una tecnica di respirazione
Riuscire a respirare bene durante un attacco di panico è fondamentale. Quando parte l’attacco, la persona respira veloce e male (iperventilazione), questo porta il cervello ad essere “ossigenato altrettanto male” e si ha la sensazione di svenire (qui trovi, nel terzo punto, una spiegazione migliore). Al primo o secondo incontro, io insegno la respirazione diaframmatica (la trovi in un video gratuito qui), che una volta imparata, funziona sempre e comunque.
Durante l’attacco, spesso, la persona non ricorda tutte queste cose. Sarai tu a doverglielo ricordare. Impara la respirazione diaframmatica o comunque un metodo per farlo respirare lentamente (ad esempio: conto “1-2-3” mentre inspiro e poi “4-5-6” mentre espiro).
E’ possibile che la persona ti risponda male, che ti dica che è impossibile seguire queste indicazioni. Fai il tentativo di iniziare tu la respirazione, poi vedi come va. Se proprio la persona si rifiuta, limitati a stargli vicino, senza questionare troppo o far troppe domande. Magari potrete riparlare della respirazione in un momento più tranquillo. Impararla quando si è tranquilli è utile per metterla poi in pratica durante l’urgenza.
QUINDI, quintO PASSO per aiutare chi soffre di ansia o attacchi di panico : IMPARA LA RESPIRAZIONE LENTA O DIAFRAMMATICA. SE PUOI, AIUTALO A METTERLA IN PRATICA DURANTE L’ATTACCO, ALTRIMENTI RIPROPONILA IN UN MOMENTO DI TRANQUILLITà
6. Non gettare benzina sul fuoco
Avere un attacco di panico rende molto nervosi (considera che, in molti casi, una delle ragioni degli attacchi di panico è proprio la rabbia inespressa). E’ possibile che, mentre ha l’attacco di panico, la persona ti risponda o ti tratti male. Può farlo anche se hai messo in atto tutte le “buone norme di comportamento”. Lo so che avresti voglia di mandarlo tu stesso a quel paese con un sonoro: “E allora arrangiati!”. Prova a non farlo. Lascia che l’attacco finisca, che la persona torni alla serenità, poi potrete parlarne. Arrabbiarsi è come gettare benzina sul fuoco: divamperebbero ansia, rabbia e panico.
Prova a immaginare che, all’improvviso, ti arrivi una pallonata in faccia, secca e forte. La prima reazione sarebbe quella di una rabbia cieca. Ecco chi ha l’attacco di panico si sente così. Oppure è esasperato dall’ennesimo attacco e gli sembra che nulla possa funzionare, quindi ogni tuo suggerimento può cadere nel nulla, al momento. Come ti dicevo all’inizio, se un attacco di panico capitasse a un mio familiare, manderebbe a quel paese anche me, che vedo attacchi di panico ogni giorno e so come comportarmi (anzi, a maggior ragione manderebbe a quel paese me, dicendomi che faccio la saputella, ma non posso capire come ci si senta DAVVERO).
Richiama tutta la calma zen che puoi (la respirazione diaframmatica aiuta anche te in questo, sai?!?) e rimanda l’incavolatura a dopo. Hai ragione: è difficile e pesante star vicino a chi sembra non volersi far aiutare, ma comunque sarai più d’aiuto a rimanere calmo e presente. Col tempo, i tuoi sforzi saranno ripagati.
QUINDI, sesto PASSO per aiutare chi soffre di ansia o attacchi di panico : rimanda a dopo la rabbia
7. Usare il bastone o la carota?
Qui ci ricolleghiamo al punto precedente: il bastone non funziona. La persona non lo fa apposta. E‘ snervante stargli vicino senza trovare una vera soluzione, ma se ti arrabbierai con lui, se lo sgriderai e gli dirai cose come “Ecchecavolo ancora? Non sai proprio gestirti!” “Madonna…Tutte ‘ste scene per un po’ di panico? Che palle!” rischierai di peggiorare la situazione: la prossima volta, avrà l’ansia di avere un attacco di panico, non solo perché è brutto, ma anche perché sa che ti farà arrabbiare. La paura di avere un altro attacco, porta inevitabilimente a un nuovo attacco.
Quindi devo usare la carota? Devo essere buono? Non troppo. Anche assecondarlo totalmente non aiuta. Molti familiari iniziano a proteggere la persona in tutto e per tutto: fanno le cose al loro posto, li accompagnano al centro commerciale perché da soli non riescono, guidano al loro posto (ho visto familiari trasformarsi in veri e propri autisti!). Questo porta a evitare le situazioni temute e l‘evitamento è il miglior modo per far dilagare il panico (qui ti racconto perché). Il tuo compito (difficilissimo, lo premetto) è quello di essere comprensivo, ma fermo: “So che hai paura che si scateni un attacco di panico guidando, ma se eviti è peggio…ti accompagno, ma guidi tu” oppure “Sì, so che i centri commerciali hanno un brutto effetto sul tuo panico, ma se continui a evitarli avrai ancora più ansia…Ci andiamo insieme, se poi ti senti male usciamo un attimo”
NOTA BENE: tutti quei “Ti accompagno” possono servire solo all’inizio. Con il tempo, anche queste sono rassicurazioni che non aiutano: la persona penserà di poter affrontare la situazione temuta solo con un sostegno accanto.
La cosa migliore che puoi fare è accompagnarlo da uno psicoterapeuta, in modo che, insieme alle tue strategie, il problema possa essere eliminato alla base. Ebbene sì, dagli attacchi di panico si può guarire!
QUINDI, settimo PASSO per aiutare chi soffre di ansia o attacchi di panico : sostieni e comprendi, ma con fermezza (e non troppo!)
8. Sostenilo nella scelta dello psicoterapeuta
L’ansia e gli attacchi di panico sono quelle patologie da cui è possibile guarire e, con un percorso psicologico, si guarisce nel 90% dei casi. Con guarire NON intendo sopportare i sintomi, ma proprio eliminarli. Guarire significa non avere più attacchi di panico. Ci tengo a specificarlo!
Sostieni la persona in questa scelta, illustragli i vantaggi e sottolinea come i tempi, in genere, non siano poi così lunghi (sembra sempre che, a iniziare un percorso di terapia si venga inglobati per sempre, ma non è così, lo giuro!!). Spiegagli che si tratta di una di quelle patologie per cui lo strumento di cura principale è la psicoterapia (in alcuni casi, unita ai farmaci, ma non sempre). Si va dallo psicoterapeuta così come si va dal dentista se hai i denti del giudizio che fanno male e dall’ortopedico se hai rotto una gamba.
Non lo dico per sponsor verso la mia professione, ma perché vedo veramente troppe persone arrese a vivere con gli attacchi di panico e la cosa mi pesa! Quando sento cose come: “Vivo con gli attacchi di panico da 12 anni” mi viene l’orticaria.
Deve essere tremendo vivere per 12 anni con l’ansia che arrivi un nuovo attacco. Pesantissio convivere con la paura che, guidando o andando al centro commerciale ti sentirai morire. Immagino che ognuno abbia i propri motivi, ma è un peccato quando esiste la soluzione! Qui e qui trovi le interviste a chi ne è uscito.
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