Gennaio è un periodo in cui arrivano tante nuove richieste. Rispondere alle mail e alle telefonate sembra una questione semplice, ma ho sempre idea che sia un lavoro delicato. Anche chi non vede l’ora di iniziare un nuovo percorso, infatti, è un po’ agitato nel prendere in mano il telefono.
Quella telefonata, quella mail, di fatto, rappresenta parte del primo colloquio con lo psicologo e porta con sé tutti i dubbi, le paure, le aspettative, gli interrogativi che si hanno anche quando si varca per la prima volta la soglia del mio studio (o si accende per la prima volta la webcam).
Prima telefonata is (the new) primo colloquio con lo psicologo!
Oggi, vorrei svelarvi un piccolo segreto che potrebbe rendervi la vita più facile nel fare quella telefonata (forse la mail è già più semplice, anche se vi immagino scrivere e cancellare, scrivere e cancellare!). Dall’altra parte del telefono (o dello schermo), c’è un essere umano come voi, in genere anche abbastanza sorridente e accogliente, che si pone dei dubbi come ve li ponete voi. Mi capita, ad esempio, di fare qualche battuta o di usare l’ironia (buona) già alla prima telefonata e mi chiedo sempre che effetto abbia sulle persone: mi prenderanno poco seriamente? Coglieranno che è un semplice modo per sciogliere la tensione che sento dall’altra parte?
A differenza di quello che accade normalmente, però, la persona che vi risponde non è per nulla giudicante: il giudizio, di norma, rimane fuori dalla porta degli psicologi. Potete raccontare quello che volete, fare accenno a qualunque problema e nel modo in cui vi viene meglio (sì, valgono anche le parolacce). So che è diffusa l’idea che noi psicologi siamo lì pronti ad analizzare ogni vostro singolo gesto o parola, ma non funziona proprio così. Ogni vostro gesto o parola ha un valore e un significato, stop. Nessuno valuterà esso come positivo o negativo. Ah, non leggiamo nel pensiero, don’t worry! (so che anche questa è un po’ diffusa!!)
Il primo (vero) colloquio con lo psicologo
La prima telefonata (o la prima mail) rompe un po’ il ghiaccio. In genere, si percepisce come sia fatto lo psicologo che sta rispondendo e qualche paziente, in questa fase, si è già lasciato andare a qualche anticipazione.
Ma il primo colloquio con lo psicologo come funziona? In un precedente articolo, avevamo risposto alla paura del “Cosa devo dire?“. Riassumendo, al primo colloquio si va a ruota libera, focalizzandosi su alcuni aspetti principali:
- Qual è il problema per cui ci si presenta (ansia, panico, stress, rottura di una relazione, fame nervosa, blocco negli studi o nel lavoro…).
- Da quanto tempo va avanti (è iniziata da poco? C’erano già stati segnali in passato?)
- Che impatto ha sulla vita quotidiana (nessuno, non si riesce più a stare concentrati, si ha l’impressione di essere impantanati, si vive nel terrore, la famiglia ne risente…)
- Cos’hai provato a fare fino ad oggi (niente, avete tentato l’agopuntura, siete finiti in pronto soccorso, avete fatto 8000 diete, vi siete chiusi in casa…)
Tutto questo con parole vostre, ma soprattutto con i vostri tempi. E se scappa la lacrima, ho una scorta infinita di fazzoletti, no problem!!!