Aiuto! Ho un adolescente in casa!

Fino al giorno prima erano bambini dolci e abbracciosi, improvvisamente si trasformano in alieni che alternano musi lunghi a rispostacce. Tutto questo in casa, perché fuori sembrano dei pulcini spauriti (tutti uguali tra loro, sia ben chiaro!).

Si chiama adolescenza e fa tremare ogni genitore. Ma che cosa succede? Perché si trasformano in questo modo? Torneranno mai come prima?

Cosa succede in adolescenza?

L’adolescenza è un momento di passaggio: da bambini si diventa giovani adulti. E’ un momento di vera e propria rivoluzione, forse una delle più grandi rivoluzioni della vita e coinvolge il ragazzo sia sul piano fisico (la crescita, i cambiamenti ormonali, la barba nei ragazzi e le mestruazioni nelle ragazze…).

Ogni fase di vita ha un suo grande compito, che è uguale per tutti; il compito dell’adolescenza è quello di trovare il giusto equilibrio tra l’essere autonomi e l’essere dipendenti dalla famiglia. In mezzo a questo, ci passa anche l’importante compito di definirsi, di capire chi siano, quali siano le loro risorse e i loro limiti.

E’ un po’ come se, da un giorno all’altro, la vita obbligasse questi ragazzi a togliersi la coperta calda fatta di coccole, comprensione e cose fatte dai grandi per uscire nel mondo degli adulti. Sentono addosso la responsabilità di doversela cavare da soli, avvertono su di sé le aspettative e la necessità di dover tirar fuori tutte le proprie risorse perché mamma e papà non possono più fare le cose al loro posto.

Come si fa? Si riesce a trovare subito un equilibrio? Ovviamente no e, come tutti i grandi cambiamenti, si passa da un eccesso all’altro prima di trovare la propria dimensione.

In adolescenza, questo passaggio è rappresentato dall’essere carini e coccolosi a essere imbronciati, arrabbiati e musoni (salvo poi cercare un contatto quando meno ce lo aspettiamo).

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Carini e coccolosi. Carini e coccolosi.

Perché gli adolescenti sono così difficili?

Oltre agli ormoni, come dicevamo sopra, gli adolescenti risultano difficili perché sentono di doversi “staccare” dalla propria famiglia, ma non lo sanno ancora fare in maniera equilibrata. In più, sentono di non avere ancora le risorse per farcela davvero sa soli, quindi provano a darsi un tono come possono, indossando una maschera di quelli che sanno un po’ tutto della vita e non hanno bisogno di chiedere mai.

Sotto sotto se la stanno facendo sotto, non sono davvero convinti che questa cosa del farcela da soli possa andare a buon fine. Per capirlo, per imparare quali siano le proprie risorse e i propri limiti, si mettono alla prova gettando guanti di sfida in famiglia. Hanno bisogno di trovare davanti a sé dei materassi morbidi e solidi: genitori capaci di accogliere le loro sfide, senza andare in mille pezzi, rimanendo fermi e solidi (limiti), pur accogliendoli (morbidezza).

Perché gli adolescenti sembrano tutti uguali? Ma dov’è finita la loro personalità?

Ce l’hanno, ce l’hanno non preoccupatevi. Solo che, in questa fase, la cosa più importante è essere accettati dal gruppo dei coetanei e quell’accettazione, in prima battuta, passa attraverso l’omologazione.

Pensate a tutte quelle volte in cui vi siete trovati in un ambiente nuovo: non vi siete sentiti a vostro agio trovando qualcuno di simile a voi? Qualcuno con cui condividere idee, esperienze..? Immagino di sì.

Ecco, per gli adolescenti è lo stesso. Devono staccarsi un po’ dalla famiglia e trovare punti di riferimento (anche) all’esterno. Tutto questo senza ancora saper bene chi siano, quali siano le loro vere caratteristiche (fino a quel momento si identificavano con l’immagine che i genitori avevano di loro).

Allora, per essere accettati, devono omologarsi: seguono le mode, prendono per bibbia quello che dicono i capogruppo (gli adolescenti che, nel gruppo, hanno il ruolo di leader) e cestinano/sminuiscono tutto quello che viene proposto dagli adulti, in particolare dai genitori.

Ma quindi cosa deve fare un genitore?

Come sempre, non c’è una regola fissa. In linea di massima, può essere utile dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte: riconoscere la loro necessità di omologarsi e tener conto che la loro rabbia nasconde paure e difficoltà.

Come dicevamo sopra, hanno bisogno di avere davanti a sé qualcuno capace di sostenere la loro rabbia a testa alta, accogliendoli. Non serve, quindi, innescare un braccio di ferro o una sfida a chi ne sa di più. Occorre saper dare un limite morbido: insegnar loro a negoziare, senza dimenticare quali siano i limiti oltre i quali non si può proprio andare.

Diciamocelo: è difficile. Ci sono giornate in cui si è stanchi, in cui loro mettono a dura prova la pazienza e quel sostenere la rabbia in modo morbido si trasforma in urla e le negoziazioni in “No, perché lo dico io punto”.
E’ normale. Del resto, non esistono genitori perfetti per fortuna.
I genitori perfetti, crescono figli insicuri.
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Alessia Romanazzi

Psicologa e psicoterapeuta. Aiuto le persone ad affrontare momenti di stress temporanei o prolungati. Insieme cercheremo la tua personalissima soluzione per superare il momento critico. Mi trovi in studio a Saronno e a Milano. Attraverso Skype in tutto il mondo!