E anche quest’anno Settembre volge al termine.
Ok ok, spieghiamo meglio. Per la maggior parte delle persone la fine di settembre ha poco significato, ma non per gli studenti universitari, soprattutto coloro che si sentono completamente bloccati negli studi e anche in questa sessione non sono riusciti a dare esami.
Per loro, ogni fine sessione diventa un momento carico di vergogna, senso di colpa, frustrazione, senso di inadeguatezza e di fallimento. Insomma, un periodo emotivamente tosto.
Perché non riesco a dare esami? Perché mi sono bloccata/o?
In questo precedente TeaPost avevamo visto un po’ di motivazioni per cui ci si blocca (vale per gli esami, ma anche per le relazioni che non sembrano mai andare per il verso giusto e, più in generale, per tutte quelle situazioni che ci fanno sentire impantanati).
Difficilmente il motivo per cui non si riescono a dare esami ha davvero a che fare con la difficoltà a studiare o con un’incapacità, in moltissimi casi non c’entra nemmeno con la questione del “sarà la strada giusta?”. Potrebbe essere quella giusta, pur sentendosi bloccati (o potrebbe non esserlo, eh? Ma non è nello studio il punto).
Lo studio è “semplicemente” lo strumento che la nostra ansia usa per darci una strigliata, per imporci di fermarci e dar ascolto a un bisogno, a una parte di noi che non abbiamo ben ascoltato sino a quel momento (per capire meglio questo passaggio, rimando al TeaPost che ho linkato qualche riga fa).
Ma perché proprio lo studio? Non potevo bloccarmi, che ne so, nello sport?
Uhm, diciamocelo dai: se ci fossimo bloccati nello sport, a meno che non si trattasse della nostra carriera principale, ci saremmo così tanto preoccupati? Saremmo andati così tanto in allarme? Sono quasi sicura di no. Saremmo andati avanti con tutto il nostro bagaglio, sentendo un po’ il fastidio di non riuscire a praticare uno sport che amavamo. Difficilmente ci saremmo cotanto disperati, difficilmente staremmo leggendo questa pagina di un blog (magari proprio in uno di quei momenti di disperazione in cui si cerca una risposta ai propri malesseri) e difficilmente avremmo chiesto aiuto.
L’ansia, lo dico sempre, è furrrba: sa benissimo cosa ci allarma, cosa ci impone DAVVERO di fermarci, non colpisce a caso (c’è un motivo per cui alcuni si bloccano negli studi e altri nelle relazioni).
Fatto sta che ora sono bloccata! Cosa posso fare?
La prima cosa che viene da fare quando si è bloccati negli studi è affannarsi a studiare. Spesso non ci si riesce, si passano intere giornate davanti a libri che sembrano incomprensibili e ci si porta a casa una sola pagina (di cui ci si ricorda poco o nulla, peraltro). Sembra che il resto del mondo riesca a studiare e noi no (spoiler: le persone bloccate negli studi sono tantissime). Ci si arrampica costantemente sulle proprie fatiche e si prova a sbirciare oltre l’ostacolo: una laurea, un lavoro, l’indipendenza…Poi si torna per terra con un sonoro botto e tutti quei sogni finiscono in frantumi insieme alla nostra autostima e al nostro senso di autoefficacia.
Ecco, quel continuare a guardare oltre l’ostacolo con il cuore ricolmo di amarezza e frustrazione è un qualcosa che mantiene il circolo vizioso. Lo so lo so, è naturale confrontare continuamente ciò che desideravamo con ciò che riusciamo, di fatto, a (non) portare a termine, tuttavia mantiene vivissimo il problema accentuandolo. Perché? Provate a seguire il pensiero
- Voglio laurearmi, ma sotto ho una paura (es. paura di crescere, perché se mi laureo poi divento grande, i miei invecchiano e muoiono, io devo cavarmela da sola e sento di non essere in grado);
- Lo scontro tra questo desiderio e questa paura mi blocca e viene fuori una forte ansia: non riesco a studiare;
- Disperata e frustrata continuo a pensare a quello che dovrei fare (studiare, laurearmi). Mentre osservo quello che dovrei fare accadono due cose: mi sento una buona a nulla e sto osservando la cosa che mi fa molta paura (laurearmi e se mi laureo divento grande, i miei invecchiano e un topolino mio padre comprò);
- Il sentirsi dei buoni a nulla conferma la mia incapacità a crescere e mi indica quanto sia meglio “rimanere piccola” anche al costo di rimanere forever bloccata.
- Aumenta la paura e, di conseguenza, il blocco diventa ancora più stretto e perentorio.
OK, non devo occuparmi dello studio. Ammesso anche che io ci riesca, di cosa mi dovrei occupare?
Si esce dal blocco quando ci decidiamo, finalmente, a guardare quello che ha costruito quell’ostacolo, ciò che ha reso lo studio un muro apparentemente invalicabile.
Non ci si blocca di punto in bianco. Siamo noi a rendercene conto di punto in bianco, ma quel nodo rappresentato dal blocco negli studi è costituito da fili che si sono annodati nel tempo. E gira un giorno e gira l’altro, ecco lì che sembra impossibile sbrogliarli!
Per sbrogliare il nodo, per “sbloccarci” dobbiamo mettere a fuoco il motivo per cui ci siamo bloccati e per cui, nel tempo, quel nodo è diventato così importante, da impedire al pettine di passare. In alcuni casi, ci si blocca perché quella non è proprio la nostra strada, l’abbiamo scelta in una fase di vita in cui erano presenti bisogni che oggi ci vanno un po’ stretti; magari propendiamo verso altre facoltà o abbiamo fatto una scelta iniziale non basata sui nostri bisogni, ma sul desiderio di altri o sul dovere (tipo: qui si trova lavoro, non me ne frega niente di ingegneria, ma mi interessa avere un lavoro appena finisco e taaac che non riesco a ultimare gli studi! E’ l’ansia che ci tutela dal fare un lavoro che uccide ogni nostra passione). In altri casi, invece, quella facoltà è proprio la nostra, ma laurearsi rappresenta un pericolo che sentiamo di non poter correre. Qualche esempio?
- Poi chi si prenderà cura dei miei se me ne vado di casa? Chi glielo dice che io sarò felice e loro no? Mi sentirei in colpa per una vita, meglio non laurearmi.
- Se mi laureo, faccio un passo in avanti e mi avvicino alla morte (o i miei si avvicinano alla morte)
- Se mi laureo divento adulta e se divento adulta dovrò rassegnarmi a rimanere una brava bambina per sempre, senza mai ribellarmi, proprio come ho sempre fatto…e io che aspettavo il momento in cui mi avrebbero fatto le coccole!
E via, ognuno ha la propria motivazione, scritta nella propria storia. Quella motivazione va capita. E’ l’unico modo per potersi davvero sbloccare.
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Gli studenti universitari non sono mica gli unici a bloccarsi: qui avevo proposto un’intervista a una paziente che si era bloccata intorno ai 30 anni.