Oggi torno su uno dei miei cavalli di battaglia: gli attacchi di panico. Dopo aver pubblicato il libro, in cui gli attacchi di panico erano al centro, ne ho parlato molto meno, probabilmente perché avevo l’impressione che qualunque cosa fosse ormai detta, ridetta, scontata.
Tuttavia, so che non è così. So che le domande sugli attacchi di panico continuano ad attanagliare la testa di molti e quelle che a me paiono cose già dette per alcuni sono sconosciute o non ancora scontate ed è importante poterle riprendere in mano.
Lo faccio immaginando che mi poniate voi delle domande, pescando tra quelle che ricevo ancora molto spesso o che molto spesso mi capita di sentire in giro.
Che differenza c’è tra un attacco di panico e un attacco di ansia?
Poca. I sintomi di un attacco di panico e di un attacco di ansia sono pressoché gli stessi: tachicardia, respiro affannoso, sudorazione, vertigini, sensazione di svenimento…
Gli attacchi di panico si pongono ad un livello superiore di intensità e portano con sé il terrore di morire da un momento all’altro (morirò, avrò un infarto…).
Conoscere la differenza tra i due non è essenziale per guarire (anche se io trovo sempre importante spiegare per bene ai pazienti cosa gli stia capitando), il lavoro da fare è esattamente lo stesso.
Mi hanno detto che l’unica soluzione è sopportarli. È vero?
Non so chi te lo abbia detto, ma no, non è l’unica soluzione. Anzi, direi proprio che non si tratta di una soluzione. Dagli attacchi di panico si può, anzi si deve guarire. Lo si fa attraverso la psicoterapia (in alcuni casi si aggiunge la farmacoterapia, ma non è detto), durante la quale si impara inizialmente a conoscere e a gestire i sintomi. Ciò porta a una sensazione di maggior controllo, toglie agli attacchi di panico l’idea che arrivino da un momento all’altro e senza ragione ed è proprio questo riprendersi in mano le redini che consente di far sparire il sintomo.
Ovviamente, la terapia non si limita a questo, bensì aiuta a mettere in luce perché siano arrivati gli attacchi di panico, consentendo di dare un significato al sintomo e a tradurre il messaggio che porta. L’obiettivo è rispondere al bisogno sottostante, evitando si ripresentino in futuro.
Lei dice sempre che c’è un motivo per cui arrivano gli attacchi di panico, ma a me non sembra.
Lo so. Gli attacchi di panico hanno un linguaggio tutto loro e spesso arrivano in situazioni apparentemente molto sconnesse da un possibile significato emotivo. Tuttavia, l’ansia arriva per portare un messaggio: qualcosa non va dentro di noi, qualcosa è rimasto schiacciato ed è necessario recuperarlo per evitare che alcune situazioni facciano così paura e divengano inaffrontabili.
Perché proprio quelle situazioni? Perché contengono dei “trigger”, ossia degli stimoli che, pur apparentemente neutri, si ricollegano ad altre situazioni che sono state per noi ansiogene, stressanti o addirittura traumatiche.
Sono in terapia da tanto, ma non guarisco. C’è qualcosa che non va in me o devo cambiare terapeuta?
Nessuna delle due o comunque non è detto. Nella maggior parte dei casi gli attacchi di panico lasciano il campo nel giro di poche sedute (i sintomi non si presentano più, si continua a lavorare sul significato sottostante). Ci sono casi in cui però gli attacchi di panico sono un po’ più “gnucchi”, ossia rimangono come fossero imponenti guardie del corpo che vogliono assicurarsi non ci capiti qualcosa di brutto. Questi sono i casi in cui gli attacchi di panico accompagnano altri disturbi: i disturbi traumatici in primis (es. PTSD, disturbo traumatico dello sviluppo, disturbo da trauma complesso) e i disturbi di personalità (ad es. si possono presentare insieme a un disturbo borderline di personalità e fare capolino quando le emozioni diventano molto forti, quando c’è una minaccia d’abbandono; o nel caso di un disturbo dipendente di personalità, quando si attivano come sentinelle nel momento in cui si lascia la zona o la persona considerata sicura). Anche in questi casi si guarisce, ma è possibile che i tempi siano un pochino più lunghi.
In ogni caso, prima di lasciare la terapia è bene parlarne con il terapeuta spiegando come ci sentiamo e illustrando la sensazione di essere fermi: a quattro mani si cercherà di capire come mai, se davvero non ci siano stati altri cambiamenti… .
Come supero gli attacchi di panico?
Attraverso la psicoterapia.
Qualcuno tenta di farlo da sé, magari con buoni risultati sul momento, ma di fatto non si lavora sul messaggio che gli attacchi di panico tentavano di portare e questo aumenta il rischio che il panico torni più avanti o che prenda semplicemente altre forme (es. le somatizzazioni, la fame nervosa…).
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