Questo articolo mi sembrava poco utile fino a un po’ di tempo fa. Avevo la percezione che di depressione post-partum parlassero in molti e che fosse inutile aggiungere un altro post al calderone.
Poi ho fatto il corso pre-parto e quasi tutte le partecipanti erano interessate all’argomento. Molte erano preoccupate che questa sconosciuta depressione post-partum piombasse su di loro, così, improvvisamente.
Mi son resa conto che, come spesso accade, vivo dentro una bolla in cui molte cose che sembrano ovvie (tipo: cosa sono gli attacchi di panico), in realtà poi così ovvie non sono.
Nella mia bolla si dice che ci sono segnali abbastanza precisi che si manifestano ben prima che la depressione arrivi e che, se la persona ma soprattutto chi le sta attorno ci sta attento, è possibile intervenire in tempo, ben prima che la depressione faccia danni.
Ma andiamo con ordine: vediamo cos’è la depressione post-partum, perché non viene diagnosticata e come si può intervenire.
Depressione post-partum o baby blues?
Un leggero stato depressivo nel periodo del post-partum è normale ed è strettamente connesso a fattori ormonali. Questo prende il nome di baby blues e le stime ci dicono che sia presente nel 70-80% delle donne. Saperlo è importante, perché ci consente di capire che si tratti di uno stato passeggero e che lo stato d’animo si strettamente connesso agli ormoni, senza che sia necessario avere ulteriori ansie.
Per differenziare depressione post-partum e maternity blues dobbiamo tener conto del periodo di insorgenza e dell’intensità dei sintomi:
- Il maternity blues sorge nel periodo immediatamente successivo al parto. La depressione post-partum è più “lenta”: arriva da un mese dopo il parto e raggiunge il picco nel quarto mese (periodo che, in genere, è più di sollievo per le donne, che iniziano a prendere ritmi regolari insieme al proprio bambino). Per precisione, però, dobbiamo dire che esistono anche casi in cui la depressione si manifesta già durante l’ultimo trimestre di gravidanza.
- Se nel maternity blues l’emotività è un pochino instabile (esempio: improvvisi scoppi di pianto, che rientrano dopo poco, senza apparente motivo), nella depressione post-partum ci sono proprio i sintomi di una depressione vera e propria: umore depresso, perdita di piacevolezza nel fare le cose, modificazione del senso di fame e dell’appetito, sensazione di avere poche forze ed energie ridotte, difficoltà a concentrarsi.
Perché la depressione post-partum non viene sempre diagnosticata?
Attorno alla gravidanza e alla prima maternità, ci sono ancora tantissimi luoghi comuni, per cui dovrebbe essere il periodo più bello per la vita di una donna. Quando si pensa alla gravidanza e alle neomamme, si ha un’immagine di piena felicità, come se una donna, una volta avuto il suo bambino, non possa desiderare altro né avere emozioni negative.
In realtà, la maggior parte delle donne (o forse tutte?) ha emozioni molto contrastanti e ambivalenti rispetto alla gravidanza e alla maternità. Anche quando la gravidanza è voluta, cercata e sperata, la gioia è affiancata da tutta una serie di altre emozioni: la paura per quello che sarà, la tristezza (pur lieve) per la perdita di quello che è stato (non si perde tutto, ma in quel momento si ha l’impressione di una vera e propria rivoluzione), la rabbia perché non ci si sente sempre capite… . E poi ci sono gli ormoni a che movimentano ulteriormente il quadro, olè!
La donna e/o il mondo sociale in cui è immersa non sono sempre ben propensi verso queste ambivalenze, che ancora troppo spesso (ma forse meno di un tempo) vengono negate.
Peccato, perché alcuni indizi del fatto che la depressione post partum possa presentarsi sono presenti già prima della nascita del bambino. Se fossimo più allenati a coglierli, forse potremmo prendere in tempo molte situazioni, ben prima che la depressione post-partum di imponga con prepotenza.
Quali sono i segnali che indicano rischio di depressione post-partum?
Partiamo dalla biologia: alcune donne sono più predisposte rispetto ad altre a sviluppare depressione post-partum. Come capirlo? Partendo dalla familiarità:
1. In famiglia ci sono stati altri casi di depressione (non per forza post-partum)?
Indagare non solo rispetto alle proprie madri, ma soprattutto non solo rispetto alle donne di famiglia. Osservare se anche nonni, zii, cugini etc. abbiano mai sofferto di una qualche forma di depressione. Molti anni fa, non si parlava di depressione (non si era nemmeno troppo espliciti), ma si diceva che la persona aveva avuto un momento di esaurimento o di forte stress. Indagate su quei momenti.
NOTA: avere un parente che ha sofferto di depressione non ci espone a depressione certa, ma può aumentare il nostro rischio. Questo ci permette di prevenirlo.
2. La donna ha già sofferto di depressione (prima della gravidanza o in precedenti maternità)
Se la depressione è una “forma psicologica” che appartiene alla persona, è possibile che si ripresenti in un momento di grande scombussolamento come la gravidanza/maternità.
Questi primi due fattori, da soli, sono riscontrati nel 50% delle donne a cui è stata fatta diagnosi di depressione post-partum.
3. Vulnerabilità ormonale
Difficile da valutare se non sono stati fatti esami specifici. In alcuni casi, può essere utile rilevare se, in seguito all’assunzione di anticoncezionali ormonali (es. pillola), ci siano stati sbalzi d’umore importanti.
Ci sono poi una serie di fattori psicologici e sociali che sono importanti nel rischio di sviluppare depressione post-partum:
4. Partner poco supportivo/contesto sociale poco presente e poco supportivo
Non riesco più a trovare l’articolo scientifico in cui veniva dimostrato come, un partner più supportivo ed emotivamente presente, avesse un grosso ruolo protettivo rispetto al rischio di depressione post-partum. Se lo trovo, lo linko.
Anche il resto del contesto sociale (in particolare, delle donne di famiglia) ha un ruolo chiave nel rischio di depressione post-partum.
5. Life events: Stress, lutti, problemi economici
Ci sono poi una serie di fattori più situazionali (legate al momento in cui si presenta la gravidanza) che possono aumentare il rischio di depressione, unitamente alla presenza dei fattori biologici. Alcuni tra questi sono la situazione economica, stress importanti, lutti…
Depressione post-partum e baby blues: cosa fare?
Partiamo dal baby blues: non serve alcun intervento psicologico. Occorre dare supporto alle mamme (sì, anche se non lavorano, non è che proprio siano in vacanza!) , aiutandole con il bambino, con la casa e, più semplicemente, facendole sentire NON da sole (sì, soprattutto quando sono donne che sentono di dover essere all’altezza di tutto e si sentono in colpa a chiedere aiuto).
Per quanto riguarda la depressione post-partum, è tutto un altro paio di maniche: se il maternity blues è quasi fisiologico (normale), la depressione post-partum è un disturbo e, in quanto tale, richiede un intervento mirato. Occorre l’intervento dello psichiatra e dello psicoterapeuta.
E a casa cosa si può fare per aiutare le donne in questa fase delicata?
In entrambi i casi, il primissimo consiglio è: ascoltatele senza giudicare. Ci sono pensieri difficili da accettare quando si ha un bambino, la donna si vede cambiare in tempi rapidissimi, spesso non si riconosce. Accogliete anche i peggiori pensieri (sempre con gli occhi ben aperti), aiutatele sia stando loro vicino sia nei lavori domestici. Chiedete loro di cosa hanno bisogno: alcune preferiranno occuparsi del bambino, mentre voi le aiutate con la casa; altre avranno bisogno di un’oretta per staccare del bambino e occuparsi della casa. Chi soffre di depressione post- partum, poi, non ha la forza per occuparsi di nulla: di sé, del bambino, della casa…Siateci, ascoltatele, sostenetele (e convincetele a farsi curare!).