Hai capito che quegli attacchi che ti arrivano ogni tanto hanno un nome: attacchi di panico. Ormai hai anche capito come funzionano. Ti stai quasi convincendo di aver bisogno di una terapia, ma ti blocca la paura dell’ignoto: cosa succede in una terapia per gli attacchi di panico? Dovrai rimanerci anni? Quando avrai finalmente dei benefici? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Doverosa premessa sulla terapia per gli attacchi di panico
Come spesso accade, cerco di prevenire il rischio di generalizzazione! Non tutti i percorsi sono uguali, anzi mi piace pensare al percorso di psicoterapia per gli attacchi di panico (ma anche alla psicoterapia in generale) come un abito costruito su misura: ci sono degli aspetti fissi, ma la maggior parte del lavoro è personalizzata. Quello che troverai in questo articolo è una sorta di canovaccio, che io seguo quando la persona si presenta chiedendo una psicoterapia per gli attacchi di panico.
Tutte le psicoterapie per gli attacchi di panico funzionano così? No. Ognuno ha il suo metodo. Le ricerche ci dicono che non ne esista uno in assoluto che funzioni meglio degli altri. Quello che leggerai di seguito è il mio metodo (non l’ho inventato io eh?! Deriva dalla mia formazione in psicoterapia). Lo utilizzo perché mi offre la possibilità di avere buoni risultati nel minor tempo possibile.
Il primo incontro di psicoterapia per gli attacchi di panico
In genere, apro il primo incontro con questa domanda: “Come mai siamo qui?“. Sembra semplice, ma riorganizzare le idee e riassumere tutto in una risposta è molto difficile.
Al primo incontro, poi, si presentano quasi tutti un po’ timidamente. Non si sa bene cosa accadrà, cosa di vede dire, ma soprattutto si ha paura di essere strani e di venir giudicati per questo. Rispondere alla domanda, quindi, diventa ancor più difficile. E’ mio il compito di aiutare la persona a sentirsi a proprio agio.
In genere spiego che gli attacchi di panico sono molto diffusi e quello che la persona mi sta raccontando non è così strano. Non lo dico per consolarla, ma perché è la verità (infatti, credo che una terapia molto efficace, sia quella di gruppo).
Il primo incontro è abbastanza libero. Si arriva carichi di ansie, paure, dubbi, che sono stati schiacciati dentro per un bel po’ di tempo.
Se posso, cerco di indagare alcune questioni:
- Quando sono iniziati gli attacchi di panico?
- Da quanto vanno avanti?
- Si presentano spesso? Si presentano in momenti particolari?
- Come sono stati affrontati sino ad ora? (in genere, evitando le situazioni temute e con corse dal medico o al pronto soccorso)
- Sono stati prescritti farmaci?
- Cosa ci si aspetta dalla psicoteterapia?
Mi prendo anche un pochino di tempo per spiegare un po’ come funziona la psicoterapia per gli attacchi di panico e come lavoro io. In pratica, racconto quello che trovi in questo articolo! =)
I tre incontri successivi
I successivi incontri, quando possibile, sono abbastanza strutturati. Sono incontri molto intensi, perché costituiscono le fondamenta per la buona riuscita del persorso!
Questi incontri servono a capire perchè sono arrivati gli attacchi di panico e come lavorare. Nel frattempo, propongo alcune tecniche per iniziare ad avere qualche beneficio e la persona avrà modo di capire se si trova bene a lavorare con me (aspetto fondamentale per la buona riuscita della terapia).
Sono intensi, perchè lavoriamo su tre versanti contemporaneamente:
1. LA MAPPA DEGLI ATTACCHI PANICO
In genere, al primo o al secondo incontro, do alla persona una scheda, suggerendo di compilarla a casa, nel momento in cui si presenta un nuovo attacco (anzi, subito dopo, perchè durante è difficile metersi a scrivere, lo so!).
E’ una scheda che puoi trovare, gratuitamente, anche nell’estratto del corso #iononmistresso (esercizio 4). In questa scheda, chiedo di far caso ad alcune cose:
- La situazione (dov’eri, con chi eri, cosa stavi facendo…)
- Cos’hai provato (che emozione hai sentito?)
- Che cosa hai pensato (quali pensieri o immagini ti hanno attraversato la mente?)
- Cos’hai fatto? (hai agito in qualche modo? E il tuo corpo come ha reagito?)
A cosa serve? Riguardandola insieme durante l’incontro successivo, ci aiuterà a tracciare una sorta di filo conduttore tra i diversi attacchi. Ti sembrano assolutamente casuali, ma non ècosì. Ogni attacco di panico ha un senso. Attraverso la mappa, cercheremo di capire quale sia il tuo.
2. LA STORIA DI VITA
No, non ci perderemo nei meandri del tuo passato. Il tuo problema con gli attacchi di panico è attuale e nel “qui ed ora” lo risolveremo. Allora perché raccogli la storia di vita?
La storia di vita serve a capire come tu sia arrivato fin qui. Ma, soprattuto, nel corso della tua vita avrai certamente affrontato altri momenti di difficoltà, più o meno grandi. Per affrontare gli ostacoli, avrai messo in campo alcune risorse, che ci torneranno utili anche oggi, e alcuni comportamenti “limitanti”. Questi ultimi saranno da modificare perchè, forse, ti stanno ostacolando anche con il problema attuale.
In sostanza, la storia di vita costituisce una base che ci dà degli indizi per trovare il modo migliore per affrontare il tuo attuale problema con gli attacchi di panico. Inoltre, fornisce sempre qualche indizio anche sul perché si siano presentati gli attacchi di panico (te lo dicevo che, anche se pesanti e insopportabili, a qualcosa servono, no?).
Quindi, se t stai chiedendo se anche io mi perdo nei meandri del passato, la risposta è no. Lo utilizzo solo per capire quello che ti sta accadendo ora.
3. PSICOEDUCAZIONE ED ESERCIZI PER INIZIARE AD AVERE QUALCHE BENEFICIO
Il panico è un sintomo poco intelligente (non tu, eh! Il panico!). Si fa grosso quando hai paura. Fa degli agguati e si nutre dell’effetto sorpresa che tanto ti spaventa. Appena inizi a capire come funziona e quando impari qualche tecnica per tenere in mano le redini, gli attacchi di panico diventano più blandi, fino a scomparire.
Per questo, durante i primi incontri ti racconto come funziona il panico. E’ quello che cerco di fare anche attraverso questo blog, ma ovviamente in terapia ho la possibilità di farlo in maneiera più mirata e personalizzata. Lo so, lo so, sembra stupido, ma è FONDAMENTALE. Fidati di me: il primo passo per affrontare gli attacchi di panico, è conoscerli.
Altro aspetto fondamentale: il panico, dicevamo, si fa grosso con l’effetto sorpresa. Arriva all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno e ti sembra di non avere alcun controllo sul sintomo. Molti attacchi di panico arrivano proprio perché hai l’ansia che arrivino nuovi attacchi. Allora, propongo delle tecniche di respirazione o di rilassamento per iniziare ad avere un controllo sul panico.
Ci riuscirai da subito? In genere, no. Li proviamo insieme e ti consiglio di iniziare a provarli a casa, nei momenti di serenità. Quando diventerai sufficientemente padrone di questi esercizi, potrai applicarli anche al momento dell’attacco.
Funzionano? Quasi sempre. La respirazione diaframmatica (qui la trovi gratuitamente) è fisiologica. Porta il corpo e la mente a sentirsi nuovamente rilassati e, quando sei rilassato, l’attacco di panico passa prima (o non si presenta proprio). Te lo raccontavo con un’infografica, ricorsi?
Quarto e quinto incontro
In genere, propongo un paio di test. Lo so che in televisione i test sono sempre associati ai “matti”. Ecco no. I test servono per tutti. Ci aiutano a raccogliere molte informazioni, in meno tempo. Ci offrono un’idea del modo in cui vedi te stesso e le tue relazioni, del modo in cui ti muovi nel mondo e in cui gestisci affetti ed emozioni.
Ovviamente, durante l’incontro di restituzione, ti racconterò cosa emerso ai test e non dovrà andarti bene per forza. Su alcune cose ti ci ritroverai, su altre meno, ma la cosa fondamentale è che ci faranno riflettere e ci offriranno una preziosa occazione per capire come gli attacchi di panico abbiano trovato terreno fertile dentro di te.
Purtroppo, sono pochi gli psicologi che li usano, ma sono davvero molto utili.
Sesto incontro: finalmente la restituzione!!!
Devo dire che, nei percorsi psicologici sugli attacchi di panico, in genere a questo punto del percorso il sintomo è già molto diminuito (in molti casi, è addirittura del tutto scomparso). Però questo è l’incontro in cui ti racconto cosa emerso duranta la raccolta della storia di vita e i test. In soldoni, ti racconto perché sono sorti gli attacchi di panico e a cosa servono (sì, a qualcosa servono, come un vero e proprio segnale di allarme).
Ognuno ha la sua motivazione: c’è chi ha represso troppo rabbia e bisogni (sapevi che, spesso, quelli che sembrano attacchi di panico sono arrabbiature represse?), chi fa fatica a “diventare grande” e si è un po’ bloccato,chi sente il bisogno di dover controllare tutto, chi sente di “dover far tutto”, chi ha il terrore dell’abbandono, chi mette davanti sempre e solo gli altri e si è un po’ dimenticato di se stesso.
Durante gli incontri precedenti, mi hai raccontato tutta una serie di cose che, tradotte, mi hanno permesso di capire quale sia la motivazione. In pratica, tu hai portato i pezzi di un puzzle e io ti aiuto a ricostruirlo.
E poi?
E poi si lavora sulla motivazione. In questa fase, in genere, gli attacchi di panico non si presentano già più (o stanno gradualmente scomparendo). Perché? perché gli attacchi di panico vanno ascoltati. Una volta capiti e compresi, non hanno più motivo di continuare a urlare.
Questa parte è più difficile da spiegare, perché con ogni persona va in maniera diversa. L’obiettivo è quello di affrontare il problema che sta sotto al panico.
Ad esempio: gli attacchi di panico arrivavano perchè non ti arrabbiavi mai? Ok, cerchiamo di capire come puoi dar voce alla tua rabbia e ai tuoi biogni, senza spaventarti e senza spaventare chi ti sta attorno. Hai presente l’assertività? Eccco ,qualcosa del genere.
Gli attacchi di panico arrivavano perché sentivi di dover controllare tutto? Ok, cerchimo di capire che tanto tutto non lo puoi controllare, ma puoi sopravvivere a quest’idea. Capiremo come mantenere un controllo più equilibrato, senza andare in ansia se ti sembra di aver perso un pezzetto!
Gli attacchi di panico arrivavano perché pensi sempre a tutti e mai a te stesso? Ok, cerchiamo di capire perché questo accade e come trovare ua via di mezzo, per dar voce anche a te oltre che agli altri.
Quanto dura il percorso? Serve tanto tempo?
Se hai in mente quelle terapie che durano decenni,ecco no, io non lavoro così. Il mio obiettivo è quello di aiutarti ad andare sule tue gambe nel minor tempo possibile. I benefici (in termini di presenza di attacchi di panico) li vedrai già durante le prime sedute.Per quanto riguarda le motivazioni che stanno sotto agli attacchi occorre un pochino più di tempo, ma è necessario per evitare ricadute future: se non lavoriamo sui motivi che hanno scatenato gli attacchi id panico, quest prima o poi potrebbero tornare, purtroppo. Quanto tempo occorre è difficile da prevedere. Se è possibile una terapia breve, in genere non ci vogliono più di 20-30 sedute. A volte ho avuto percorsi che sono durati meno, altre volte il percorso è stato più lungo. Ma capiremo insieme quanto sia necessario per te, non preoccuparti!
Hai deciso di iniziare una terapia? Dai un’occhiata ai percorsi per ansia e attacchi di panico.
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