Vi racconto spesso che gli attacchi di panico rappresentano un’occasione. Chi ne soffre mi infilerebbe volentieri due dita negli occhi, ma quell’urlo dell’ansia ci impone di fermarci e capire che cosa stia succedendo. Il sintomo “vien via”, in genere, dopo poche sedute, ma dietro a quella nuvola si collocano i veri motivi per cui si è iniziato il percorso, i significati nascosti per cui quel panico ha iniziato a urlare. Non costruiamo mai a caso un sintomo, né è casuale il luogo in cui arrivano per la prima volta.
Oggi vi propongo l’intervista di G. (45 anni, a inizio percorso) il cui panico si scatenava dal dentista, quando era ferma e bloccata, impotente dinanzi alle altrui manovre.
Quali motivazioni o problemi ti hanno spinto a intraprendere questo percorso?
Ho avuto problemi di attacchi di panico
Che impatto aveva questo problema sulla tua vita?
Tutto è iniziato andando dal dentista, dovevo togliere il dente del giudizio e sono fuggita letteralmente con l’anestesia fatta, in quel frangente ho avuto un attacco di panico e mi sono spaventata moltissimo, pensavo di morire.
Quali erano i tuoi dubbi prima di cominciare?
Non ho mai avuto nessun dubbio.
Cosa è cambiato durante il percorso?
Ho capito il motivo per cui si sono presentati gli attacchi di panico, ho imparato a gestirli e sono anche riuscita ad andare dal dentista a togliere il dente!
Qual è il beneficio più grande che ti porti a casa da questo percorso?
La consapevolezza di me, delle mie capacità, ho imparato a dire di no, a pensare a me e al mio benessere, ho capito alcune dinamiche che si riproponevano sistematicamente e come gestirle, che il passato è passato e non si può cambiare, mi sono sentita mano a mano più leggera e forte.
Come vedi oggi il tuo futuro?
Molto bene: sono molto più serena, gli attacchi di panico non si sono ripresentati, sono più calma, più riflessiva e questo mi porta ad essere ottimista e con gran voglia di fare, mi sento positiva e ho imparato a riconoscere le cose che sono giuste per me.
Grazie G. per questa intervista. E’ stato un percorso intenso, in cui mano a mano abbiamo scartato e scoperto insieme le parti che han dato vita agli attacchi di panico. E la cosa curiosa (ma è così, è quasi sempre così) è che quelle parti, apparentemente nuove e mai svelate, ruotavano tutte attorno a un punto centrale, quello per cui gli attacchi di panico sono giunti proprio su quella poltrona del dentista.
Altro pezzo che mi porto a casa da questo percorso, tra i tanti, è la mia costante reazione di pancia: quella sensazione di dover io per prima indossare dei guanti di velluto (più morbidi ancora di quelli del dentista!) andar piano e con grande rispetto di tempi, dolori, necessità. Cerco di farlo sempre, ma qui ne ho sentito piena esigenza, come fosse centrale e…inutile dire che anche questo mio “sentire di pancia”, di cui abbiamo parlato, avesse a che fare con uno dei suoi punti chiave. I pazienti sanno sempre quale sia la strada, la esprimono con linguaggi che richiedono traduzione, ma pian piano e quattro mani ci si arriva.