Sul blog, racconto spesso come lavora lo psicologo, in cosa può essere utile e come ti aiuta a raggiungere i tuoi obiettivi. Credo, però, che il racconto sia migliore se fatto da chi il percorso lo ha vissuto dall’altra parte. Può spiegarti davvero i motivi per cui si decide di iniziare e quali passi è possibile fare durante il percorso. Per questo, ti propongo spesso delle interviste sul percorso di terapia.
Oggi ho invitato L. (27 anni) a raccontarsi. Le sono davvero grata per aver scelto di raccontare il proprio percorso di terapia e una parte della sua vita. Come dico spesso, quando si inizia un percorso, sappiamo da dove partiamo e quali sono i nostri obiettivi, ma non sappiamo quali altre cose belle si scopriranno durante il cammino.
Lavorare con L. è stata davvero una scoperta continua: partiva da una situazione di insoddisfazione e, pur avendo un lavoro che molti le invidiavano, si è resa conto che forse non le calzava proprio a pennello. Ciò che era oro per il mondo intorno a lei, non riusciva a soddisfare pienamente il suo modo di essere. L. ha quindi deciso di non arrendersi, di mettere in discussione la propria vita e, pazientemente, si è messa alla ricerca di un possibile cambiamento, fuori e dentro di sé.
Ho chiesto a L. di raccontarsi, perché ho amato davvero molto il suo percorso. Ho fatto il tifo, spronandola a tirar fuori le mille risorse di cui gode, ma che spesso tendeva a non vedere pienamente. E’ stata una di quelle persone che è riuscita a fare un bilancio di emozioni positive e negative e, forte delle prime, ha capito che le seconde vanno semplicemente vissute e affrontate.
Queste capacità hanno permesso di fare un percorso abbastanza breve: compreso insieme il bandolo della matassa, abbiamo lavorato sulle sue risorse e L. è stata pienamente capace di proseguire con le proprie gambe, anche se c’erano ancora molte sfide da affrontare. Ora lascio a lei la parola! =)
Prima del percorso
Ho deciso di intraprendere il mio percorso di terapia nel Novembre del 2015. Sentivo di stare male, ma non riuscivo a trovare il bandolo della matassa e sbrogliare il gomitolo da sola.
Ero reduce da un trasferimento in un paesino di campagna piuttosto isolato, un luogo molto diverso dalla grande città in cui avevo trascorso gli ultimi quattro anni. Avevo appena lasciato dietro di me una vita imbastita niente male, costellata di amicizie solide, da indipendenza ed appartenenza. Avevo appena conseguito brillantemente un dottorato di ricerca in fisica e dunque deciso di continuare il mio percorso lavorativo nella ricerca scientifica.
In particolare, mi trovavo a cambiare gruppo di lavoro e ruolo, ma sentivo sempre più forte dentro di me la tristezza di dedicare la mia vita ad un lavoro che non mi rendeva più felice. Mi sono ritrovata a vivere tutto questo in concomitanza con la prima vera convivenza con l’uomo a cui tengo la mano da cinque anni. Per questo ho cercato, non solo per me, ma anche per il nostro progetto di vita insieme, di mettere le cose in ordine prima che finisse tutto in malora.
L’inizio del percorso di terapia
Iniziare il percorso terapeutico è stato come accendere un fiammifero in una stanza buia alla quale mi ero quasi abituata: un’azione semplice ma d’effetto. Avevo deciso di interrompere una spirale di negatività diventata normale e dentro la quale cominciavo a sentirmi quasi protetta.
Non è stato facile rimettere al posto giusto i pezzi del puzzle, ma con l’aiuto della Dott.ssa Romanazzi ci sono riuscita. Il mio problema fondamentale? La mancanza di autostima; quel piccolo, subdolo marchio che ci viene in qualche modo impresso sulla pelle e che diventa un filtro attraverso cui disimpariamo a leggere oggettivamente tutto quello che ci vede protagonisti. E vengono fuori l’ansia, la paura di non sentirsi mai all’altezza, la sicurezza di sentirci sempre mal giudicati dagli altri, la tendenza a fare qualcosa che ci definisca, prima ancora che farci stare bene.
La Dott.ssa Romanazzi mi ha aiutato a gettar luce su tutto questo. Insieme abbiamo scandagliato le stanze più recondite del mio inconscio e della mia mente. Lei mi ha aiutato a scovare i meccanismi malsani e a dare ad essi un nuovo funzionamento; mi ha insegnato a guardare le situazioni da una prospettiva diversa e sicuramente migliore, perché più legata alla realtà e meno all’immagine distorta che avevo io di me stessa. Ho piano piano dato un valore ai risultati che avevo raggiunto, nel lavoro come nella vita privata, risultati oggettivamente eccellenti, che io avevo sempre sminuito. Ho fatto mia, col tempo, la possibilità di
accettarmi per quella che sono e di esserne fiera, comunque.
Cosí é successo che, nel bel mezzo del percorso terapeutico, mi sono trasferita di nuovo, per lavoro, questa volta da sola.
La solitudine ha amplificato le consapevolezze che la Dott.ssa mi aveva aiutato ad acquisire e mi ha fatto mettere a fuoco il coraggio che serve per prendere una decisione fondamentale: chiudere un percorso lavorativo dentro la quale ero finita per sentirmi soffocare, annullare.
Dopo il percorso di terapia
A distanza di un anno, ora mi trovo con una vita da riscrivere, senza rimorsi, cosciente di quella che sono e dei miei limiti. Sono grata ed orgogliosa per i passi in avanti fatti, ma anche pronta per quelli indietro che mi troverò a compiere. Il percorso terapeutico, infatti, non mi ha regalato una felicità immediata e fine a se stessa. É stato un cammino lento e di crescita e, proprio per questo, estremamente fondamentale per la prosecuzione della mia vita.
É molto importante che chiunque si affacci ad intraprendere una terapia psicologica abbia ben chiaro questo quadro. Ho personalmente provato sul campo che il bravo psicologo é, sí, colui che ti aiuta in un lasso di tempo più o meno lungo a seconda del caso, ma soprattutto colui che ti dona gli strumenti necessari per far fronte, in maniera consapevole e onesta, alle avversità che ancora si presenteranno nel corso della vita.
Il mio consiglio, se posso darne uno, é di non avere remore ad accendere quel famoso fiammifero quando vi ritroverete in una stanza buia. All’inizio gli occhi faranno un po’ di fatica ad abituarsi al bagliore luminoso del fuoco, ma poi lo cercheranno perché non potranno più farne a meno.
Lo stare bene é una scelta e se, delle volte, si scopre di avere il bisogno di imparare il modo di compierla questa scelta, basta chiedere aiuto alle persone giuste, affidarsi e smettere di avere paura.
Anche gli psicologi imparano dai percorsi di terapia!
Mi capita di sentire di tanto in tanto L., che mi manda qualche aggiornamento. Ogni persona che incontro, viene associata a un’immagine, a una parola o a una canzone. L. mi ricorda una parte della canzone di Jovanotti (A te), perché credo la descriva a pennello: è una vera forza della natura!
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvoA te che mi hai insegnato i sogni
E l’arte dell’avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
Durante il percorso di terapia, come spesso accade, ho imparato anche io un sacco di cose, non solo sulla fisica (sua passione e suo lavoro), ma più in generale sulla vita. E’ stato uno di quei percorsi che mi ha fatto amare ancora di più questo lavoro. Quindi la ringrazio profondamente e le auguro, di cuore, il meglio!
Vuoi sapere quale tipo di percorso ha seguito L.?
E’ un percorso rivolto a tutte quelle persone che, pur avendo vissuto sempre piuttosto serenamente, incontrano un ostacolo difficile da superare. Può trattarsi del lavoro, delle relazioni o di una difficoltà interiore (ad esempio, la bassa autostima). Se vuoi ricevere maggiori informazioni a riguardo, scrivimi all’indirizzo psicologa@alessiaromanazzi.com, sarò lieta di rispondere a ogni tua domanda o tuo dubbio!
Se invece vuoi provare a fare qualche cambiamento in autonomia…
…ti propongo il corso #iononmistresso, che uscirà il 6 ottobre e ti aiuta, tramite esercizi pratici (abolita la teoria!), come imparare a gestire i piccoli grandi stress quotidiani.
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