Ok, il titolo è poco serio.
Già! Però il contenuto giuro che sarà serissimo! Cerchiamo di capire insieme cos’è l’ipocondria, perché arriva e cosa fare.
Cos’è l’ipocondria?
L’ipocondria è un disturbo che si manifesta con la paura di avere una o più malattie gravi e/o potenzialmente mortali. Il DSM-5 (il manuale dei disturbi psichiatrici lo ha ribattezzato “Disturbo da ansia di malattia“, dicitura che rende benissimo l’idea).
Le persone che soffrono di ipocondria sono attentissime al più piccolo cambiamento o segnale fisico, che viene subito interpretato come qualcosa di grave. Anche sintomi innocui (tosse, lieve mal di testa…)o normali stati del corpo (battito cardiaco, respirazione…) diventano subito fonte di altissima preoccupazione.
Per questa ragione, gli ipocondriaci tendono a sottoporsi di frequente a visite mediche ed esami per accertare il proprio stato di salute. In Pronto Soccorso e negli ambulatori medici ormai li salutano chiamandoli per nome!
NOTA: l’ipocondria viene spesso confusa con le somatizzazioni, ma le due cose sono differenti. Gli ipocondriaci sono preoccupati per il proprio stato di salute, che al riscontro medico risulta però sano (o comunque non così grave come si era convinta la persona); chi somatizza ha realmente un sintomo fisico, la cui origine è però psicologica (esempio: alcune forme di gastrite, psoriasi, cistiti…). In quest’ultimo caso si dice che il disturbo è psicosomatico.
Quali sono le cause dell’ipocondria?
L’ipocondria è, in soldoni, un’erronea lettura della realtà e del proprio stato psicofisico. Perfetto, ma perché questo avviene?
Come sempre, ci sono molteplici cause (che probabilmente non vanno ben oltre quelle descritte in questo TeaPost):
- Gravi malattie vissute nell’infanzia o pregresse esperienze di gravi malattie diagnosticate a una persona cara.
- Il sintomo ipocondriaco è espressione di una forte tendenza al controllo (morte e malattie sono incontrollabili e, in quanto tali, generano nella persona una fortissima ansia).
- L’ipocondria riflette la paura della morte, la quale a propria volta rappresenta due aspetti intollerabili per il paziente: un limite che non si può raggirare e che non si può sottoporre al nostro controllo.
- Identità (propria o di una figura importante dell’infanzia, in primis un genitore) vissuta come fragile, molto vulnerabile debole e/o iperprotettiva (N.B. non è per forza realmente fragile, ma vissuta come fragile). Per alcuni, invece, si tratta della paura di essere visti dagli come deboli e vulnerabili (la malattia rappresenta un grosso rischio di fragilità e di essere visti come poverini). Il corpo è, infatti, il modo in cui ci presentiamo al mondo, una sorta di biglietto da visita: la paura di un corpo debole e fragile, può riflettere un’identità psicologia debole e fragile (o la paura di essere così).
Ipocondria: cosa fare?
Partiamo subito con il dire che non solo le rassicurazioni non servono a niente, ma anzi hanno un effetto boomerang.
Quando si cerca di rassicurare la persona (“Ma si non è niente…Vedrai che andrà tutto bene…!”) difficilmente ci crederà, ma se anche dovesse farlo per qualche istante, poi tornerebbe alla carica.
Questo è il motivo per cui queste persone sono sempre a far visite mediche: si rassicurano sul momento e dopo un po’ di tempo tirano fuori una nuova patologia dal cappello.
Per uscire dall’ipocondria è necessario un trattamento psicoterapeutico
In genere, la terapia parte con un lavoro psicoeducativo, che ha l’obiettivo di educare il paziente al sintomo (come funziona, cosa porta a fare, quali sono i pensieri tipici…).
In secondo luogo, durante il percorso si cerca di indagare quali pensieri e quali credenze siano legati al sintomo ipocondriaco (cosa mi aspetto che capiterà?) e si cerca di sviluppare un pensiero alternativo (ok, un’ipotesi plausibile è quella della malattia, ma quanto è realistica da 1 a 10? Ci sono altre ipotesi plausibili per questo tuo segnale corporeo?).
Infine, sempre in parallelo agli step precedenti, si cerca di dare una spiegazione: perché e in che modo si è costruito questo sintomo negli anni? A cosa serve? (le cause che abbiamo visto sopra).
I farmaci sono necessari per uscire dall’ipocondria?
Dipende dal caso. Quando lo psicoterapeuta pensa possa essere necessario, si invia il paziente allo psichiatra per una valutazione più attenta e per decidere se sia opportuna una terapia farmacologica.
Il trattamento farmacologico dell’ipocondria prevede, in genere, gli antidepressivi triciclici e SSRI*. In alcune forme lievi vengono proposte le benzodiazepine, che però non sono un vero e proprio trattamento, quanto farmaci da assumere al bisogno per abbassare lo stato ansioso nell’immediato (ma non nel lungo periodo).
*Per capirci meglio:
- Triciclici: Clomipramina (Anafranil), Imipramina (Tofranil), Amitriptilina (Laroxyl), Trimipramina (Surmontil), Nortriptilina (Dominans, Noritren), Perfenazina (Mutabon), Trazodone (Trittico).
- SSRI: Citalopram (Seropram, Elopram), Escitalopram (Cipralex, Entact), Paroxetina (Daparox, Eutimil, Seroxat), Fluoxetina (Prozac, Fluoxerene), Sertralina (Zoloft, Tatig), Fluvoxamina (Fevarin, Dumirox, Maveral).
- Benzodiazepine: Tavor, Xanax, Lexotan, Valium, Ansiolin, Control, En, Rivotril, Lorans, Diazepam, Alprazolam, Lorazepam