La gabbia dell’essere forti

La gabbia dell'essere forti

Puntualmente, arriva una paziente (sì, in genere son donne) che mi dice: “Mi dicono sempre che io sono forte. Sì, ok, ma anche io ho i miei momenti no, solo che non posso mai mostrarmi debole, perché gli altri si aspettano da me che io ce la faccia sempre. Mi dicono che sono forte, ma io ogni tanto vorrei solo mettermi a urlare“.

Ok, partiamo rileggendo la frase, evidenziando i punti cardine:

” Mi dicono sempre che io sono forte. Sì, ok, ma anche io ho i miei momenti no, solo che non posso mai mostrarmi debole, perché gli altri si aspettano da me che io ce la faccia sempre“.

Cosa vi dicono queste parole? Davvero possiamo essere SEMPRE uguali a noi stessi? Probabilmente no, ma chi arriva con questa frase in tasca si trova in una gabbia, in genere.

Si tratta di persone che, da un lato, vorrebbero tantissimo concedersi il lusso di mostrare le proprie vulnerabilità, ma di fatto non lo fanno mai. Perché? Cerchiamo di capirlo insieme.

Cosa significa essere forti?

Quando, in terapia, si tirano fuori degli aggettivi come forte e debole io parto chiedendo che cosa significhino per la persona.

Quasi sempre ne escono idee poco flessibili, in cui gli avverbi di tempo sono molto rigidi e lasciano poco spazio alle naturali sfumature della nostra personalità: “Una persona forte è una che se la sa cavare sempre da sola, non ha mai bisogno di aiuto”.

Nessuno di noi è SEMPRE in un certo modo. Ci sono situazioni in cui ce la caviamo da soli e altre in cui abbiamo bisogno di aiuto. L’aiuto stesso, poi, si arricchisce di mille sfumature diverse e io lo vedo semplicemente come uno dei tanti modi che abbiamo per cavarcela da soli: una volta scelgo di fare da me, una volta scelgo di utilizzare un aiuto, un’altra volta ancora tiro fuori un’ulteriore risorsa dalla mia cassettina degli attrezzi..

Fin qui tutto bene. Per risolvere il problema sembra bastare un pizzico di flessibilità (ogni tanto sono forte ogni tanto sono debole). Eppure la cosa non è così facile da risolvere nei fatti e ciò avviene, in genere, per tre ragioni principali.

1. La storia insegna che per essere amati bisogna essere forti

Quale storia? Quella personale/familiare. In famiglia, le persone che vengono meglio descritte e apprezzate sono quelle che hanno dovuto attraversare mille vicissitudini senza mai lamentarsi, come dei veri guerrieri della notte.

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(Lo so, l’esempio è molto anni ’90.
Mi scuso con le nuove generazioni)

Da piccoli si veniva molto rinforzati/apprezzati (=idea di essere amati) nel momento in cui si dimostrava di essere forti e un po’ denigrati quando si mostrava debolezza. Un esempio classico? “I grandi non piangono“.

Si forma così uno schema: per essere amato, devo essere forte. Se mi mostrerò debole gli altri mi apprezzeranno meno.

2. Si è attaccati alla propria immagine pubblica

Ma gli schemi familiari non sono l’unico punto. Molto conta anche l’immagine che desideriamo che gli altri abbiano di noi (sì, comunque si collega al punto precedente di solito).

Un altro motivo per cui non si mette mano al fatto di dover sempre essere forti è che si è tanto affezionati a questa immagine. Certo, è un po’ pesante dover sempre apparire tutti d’un pezzo, all’altezza della situazione e non piangere mai davanti agli altri. Tuttavia, la frase: “Ma tu sei forte” accarezza un po’ l’ego.

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Ma cosa stai dicendo? A me fa incazzare terribilmente questa frase!

Vero, lo immagino. Questa frase è, per la persona, motivo di ambivalenza: da un lato inorgoglisce, dall’altro irrita profondamente.

E’ proprio qui che si casca, perché quando le cose generano un’ambivalenza interna non sappiamo da che parte propendere e rimaniamo incastrati.

3. La paura della dipendenza

Chi è forte non ha bisogno di nessuno (almeno apparentemente). Anche qui, lo anticipo già, c’è una bella ambivalenza che incastra: da un lato si desidera fortemente potersi appoggiare alle persone care, dall’altro si ha un fottutissimo terrore di dipendere dagli altri.

Di questa seconda parte, in genere, non si è molto consapevoli. La paura che allarma in sottofondo suona più o meno così: se chiedi aiuto, poi potresti avere bisogno altre volte di quella persona e se le prossime volte in cui avrai bisogno non ci sarà? Meglio cavarsela da soli che almeno non ci rimarrai mai male e non rischierai di rimanere con un pugno d’aria fritta in mano.

Come si esce dalla gabbia del dover essere forti a tutti i costi?

Gradualmente. Schemi così radicati non si modificano da un giorno all’altro; pian piano bisogna cambiare il proprio punto di vista rispetto al concetto di essere forte (cambia la definizione interna).

Poi si approccia gradualmente alla possibilità di chiedere aiuto e di delegare, partendo da cose piccolissime, che non rivoluzionano la vita. Dopodiché ci si ferma e si cerca di capire come ci si sia sentiti a chiedere quell’aiuto e, gradualmente, si fa il passo successivo, verso cose più grosse e impegnative.

About The Author

Alessia Romanazzi

Psicologa e psicoterapeuta. Aiuto le persone ad affrontare momenti di stress temporanei o prolungati. Insieme cercheremo la tua personalissima soluzione per superare il momento critico. Mi trovi in studio a Saronno e a Milano. Attraverso Skype in tutto il mondo!