La paura dell’abbandono

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Questo mese trattiamo quattro temi caldi che, quasi sempre, mi trovo a trattare nel corso delle psicoterapie: la paura dell’abbandono, la paura della morte, la sessualità e il blocco di vita.

Siamo giunti all’ultimo tema, probabilmente il mio preferito: la paura dell’abbandono. E’ così frequente e ci sono così tante cose da dire, che quasi non so da che parte cominciare (in realtà, ne avevamo già parlato qui, ma lo riprendo e aggiungo alcune parti).

Cos’è la paura dell’abbandono?

La paura dell’abbandono è la paura di perdere le persone amate e rimanere da soli, senza la loro ala protettrice.

Si manifesta in moltissime forme diverse: attacchi di ansia, attacchi di panico, fame nervosa, evitamento delle relazioni, controdipendenza (in soldoni, fingo che non me ne freghi niente degli altri, di non aver bisogno di nessuno, perché se poi gli altri mi abbandonano io non lo tollero e quindi prevengo).

Sono così tanti i pazienti che hanno questa paura che spesso, quando salta fuori, penso: taaac, non poteva mancare! Mi sento quasi rassicurata.

La paura dell’abbandono è fisiologica

Già, come gli altri tre temi anche la paura dell’abbandono, se in giusta quantità, è assolutamente normale. Si parte fin da piccolissimi: i neonati hanno un terrore così forte dell’abbandono che, se lasciati a piangere a lungo da soli, questa diventa una vera e propria angoscia di morte (per favore: non usate i metodi del pianto per far addormentare i neonati!!).

Come dargli torto del resto? Nel momento in cui venissero realmente abbandonati sarebbero effettivamente destinati alla morte perché non sono ancora in grado di cavarsela da soli.

Questa cosa permane anche da grandicelli, anche se in teoria va riducendosi. In teoria…

Quando la paura dell’abbandono crea disagio

La paura dell’abbandono può creare disagio in vari modi: diventando un pensiero fisso, mascherandosi da sintomo (ansa, attacchi di panico, disturbo alimentare…) e da blocco (non riuscire a studiare, sentirsi impantanati nella vita, problemi nelle relazioni).

Di fatto, impedisce di vivere in maniera serena in una o più aree della propria vita.

Come si manifesta la paura dell’abbandono?

Una persona che ha una forte paura dell’abbandono, legge segnali di abbandono anche dove non ci sono o dove altri non li leggerebbero. In pratica, anche quando le relazioni vanno bene, si ha sempre il sentore di poter perdere la persona da un momento all’altro (il partner è annoiato? sicuramente si sta stufando di me!)

Anche la più piccola delle separazioni (il partner che esce con gli amici o che ha un breve viaggio di lavoro) risulta essere intollerabile e nella mente fanno capolino scenari devastanti (morirà, troverà un’altra persona…).

Il circolo vizioso dell’abbandono

Possiamo indentificare una sorta di circolo tipico, ogni volta in cui si annusa la possibilità di un abbandono (reale o meno)

  • Sensazione di panico. Ci si sente come un bimbo piccolo che viene lasciato solo e sente di aver smarrito i propri genitori.
  • Sensazione di impotenza, incapacità di “muoversi” (emotivamente)
  • Segnali e pensieri di agitazione che bombardano il cervello (Qualcosa che suona come: “Dov’è la mia mamma? Sono da solo. Non so cosa fare. Morirò“).
  • Ulteriore aumento dello stato di angoscia, che può prendere la forma del panico oppure può paralizzare la persona (quello che in inglese si chiama freezing).
  • Tristezza e desolazione. Ormai convinti di aver perso la persona amata, si sente di non poter riavere indietro ciò che si è perduto.
  • Quando la persona amata ritorna è frequente reagire con rabbia, per essere stati lasciati da soli e per tutte le sensazioni provate prima.
[Tratto da Young e Klosko – “Reinventa la tua vita“. Libro che ha un titolo pessimo, ma scritto da due autori competenti e che ha contenuti interessanti]

Perché ho questa forte paura di essere abbandonato?

In genere, la paura dell’abbandono origina in epoca preverbale (prima che il bimbo cominci a parlare), nelle primissime relazioni di attaccamento.

In linea generale, ci possono essere due scenari (in linea generale eh? Poi dobbiamo sempre guardare dentro ogni singola storia per capire):

  • Ambienti iperprotettivi. Sono ambienti in cui c’è così tanta sicurezza e così tanta (troppa) prevedibilità, che il bambino annusa che forse da qualche parte (fuori) c’è un pericolo, ma soprattutto non impara a comprendere di avere gli strumenti per cavarsela da solo. “Sono sicuro, solo finché rimango sotto ‘sta campana di vetro. Fuori è pericoloso”.
  • Ambienti imprevedibili. Non pensiamo per forza a cose tremende, bastano ambienti un po’ caotici, in cui non c’è una routine, una prevedibilità nelle reazioni (“Se faccio così, i genitori una volta si arrabbiano e l’altra sorridono…Mah!“).

In questo articolo vi spiego meglio cosa comporta un ambiente imprevedibile e quali altre motivazioni possono esserci alla base della paura dell’abbandono.

Si pensa che questa cosa dell’epoca preverbale sia una roba psicoanalitica ormai superata, in realtà la maggior parte degli studi va in quella direzione (anche quelli cognitivo-comportamentali, semplicemente loro parlano di schemi preverbali e non di inconscio).

Il sabotaggio delle relazioni

Uno la legge così e la pensa semplice: ho paura di essere abbandonato, quindi mi scelgo un partner che mi garantisca di non esserlo e vissero tutti felici e contenti. Invece no, perché noi ce li scegliamo sempre con il lanternino.

La paura dell’abbandono nel disturbo borderline di personalità

La paura dell’abbandono è una delle paure-chiave (o forse LA paura-chiave) nel disturbo borderline di personalità.

La tratto a parte, però, perché è una paura più grossa rispetto all’usuale paura dell’abbandono. Prima o poi chiederò a qualche mio paziente di raccontarvela, perché credo sarebbe più efficace di me. Comunque ci provo: la sensazione di essere abbandonati lascia un profondo vuoto (che somiglia alla depressione), che fa sprofondare la persona in un’angoscia panica o angoscia di morte.

L’immagine del bambino lasciato solo qui diventa un bambino lasciato da solo di notte, fuori dalla propria casa (avete presente l’immagine di Biancaneve nel bosco? Qualcosa del genere…).

Il panico prende pieno possesso della persona e nulla, ma davvero nulla, sembra poter calmare quella paura lì, nemmeno il ritorno della persona.

La persona amata viene, infatti, vista alternativamente come un salvatore a cui aggrapparsi (idealizzazione) e come un carnefice che abbandona e verso cui si nutre profonda rabbia (svalutazione). Le relazioni diventano quindi impetuose montagne russe in cui si alternano momenti di rincorsa alla persona e desiderio di simbiosi a momenti in cui l’angoscia di abbandono e conseguente rabbia prendono il sopravvento. Entrambe le fasi paiono così soffocanti (per entrambi i partner) che spesso ci sono tira e molla continui, che rendono la relazione profondamente instabile e confermano (a quel punto sì) la possibilità di un abbandono.

A Gennaio, quando parleremo dei disturbi di personalità, affronteremo meglio anche il disturbo borderline. Per adesso, tutto chiaro sulla paura dell’abbandono?
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Alessia Romanazzi

Psicologa e psicoterapeuta. Aiuto le persone ad affrontare momenti di stress temporanei o prolungati. Insieme cercheremo la tua personalissima soluzione per superare il momento critico. Mi trovi in studio a Saronno e a Milano. Attraverso Skype in tutto il mondo!