Dopo la pausa natalizia ripartiamo da un disturbo che mi sembra essere cresciuto notevolmente nell’ultimo periodo: il Disturbo da ansia di malattia. Nel linguaggio comune si parla di ipocondria, termine che veniva usato anche ufficialmente sino a non molto tempo fa, ma nel DSM-5 la dicitura è stata modificata in “ansia di malattia” che secondo me rende decisamente meglio l’idea (in questo TeaPost vi avevo raccontato in breve di cosa si trattasse, avevo citato qualche possibile motivazione e spiegato cosa si possa fare).
Cos’è il disturbo d’ansia di malattia
E’ una forte preoccupazione per la propria salute fisica (talvolta anche per la salute fisica altrui). In particolare, l’ansia scatta e attanaglia la persona nel corso delle sue giornate con il pensiero fisso di avere una grave malattia fisica. Generalmente, non ci sono grandi sintomi, ma qualunque segnale del corpo, anche piccolissimo, viene letto come il segnale di una malattia in corso o imminente e scatena un’ansia fortissima, quasi da non riuscire più a pensare ad altro. A nulla servono le rassicurazioni dei propri cari e nemmeno le eventuali visite mediche, che anzi hanno la curiosa caratteristica di placare solo apparentemente l’ansia per poi vederla tornare più forte di prima dopo poco tempo.
Chi vive un disturbo da ansia di malattia vive nella costante INCERTEZZA. Lo scrivo in maiuscolo perché è un termine-chiave e, senza essere troppo misteriosa, ora vi racconto il perché.
Disturbo da ansia di malattia e COVID
“Incertezza” è il termine che definisce meglio l’insieme di emozioni connesse a tutti questi accadimenti [connessi alla pandemia]: timori e ansie per il futuro, delusione per progetti interrotti, scoraggiamento e vera paura per la propria salute e per quella dei propri cari, preoccupazione per le situazioni economiche, sospensione degli studi e di alcune professioni, e, spesso, solitudine [Ponziani, 2021].
La percezione di chi fa il mio mestiere è quella per cui il disturbo di ansia di malattia sembra essere esploso in questi ultimi due anni, abbiamo la percezione di avere a che fare con molte più persone che soffrono del disturbo. Gli studi ci dicono che
[Mia nota: questo dato andrà rivisto dopo questi primi mesi del 2022, quando i contagi sono di nuovo in crescita e le persone raccontano di avere la percezione che la vita sia un costante schivare il virus e ricevere notizie di persone positive. Sembra esserci una minor paura circa le gravi conseguenze del covid, ma l’attenzione al corpo (contagio, tamponi, conseguenze di virus/vaccini…) è massima, andrà quindi capito se il dato che vi riporto qui sopra sia confermato o meno].Mentre l’ansia per la salute si è intensificata durante la pandemia COVID-19 come previsto, […] ma, contrariamente alle nostre ipotesi, si è stabilizzata nel corso della pandemia (soprattutto ad aprile e maggio 2020). [Sauer, K. S., Jungmann, S. M., & Witthöft, M., 2020].
Ok, semplifichiamola e capiamo che cosa sia successo.
La pandemia ha inizialmente aumentato l’ansia di malattia, ma a un certo punto queste ansie hanno smesso di aumentare e si sono stabilizzate come se ci fossimo, in qualche modo, adattati alla situazione, trovano il modo per conviverci. Credo vada fatta una sostanziale differenziazione tra chi aveva già ansie/preoccupazioni di malattia prima del COVID e chi era più o meno tranquillo da questo punto di vista. Anche qui, specifico meglio.
Ciò che probabilmente è accaduto, seguendo gli studi, non è che la pandemia abbia creato degli “ipocondriaci ex novo”, ma ha fatto da fertilizzante per tutte quelle situazioni che erano lì a cavallo: non veri e propri disturbi, ma preoccupazioni un po’ più forti della norma circa la possibilità di avere una malattia.
Chi ha ansia di malattia (già di solito, al di là del COVID) tende a porre tantissima attenzione a ciò che accade nel corpo: il piccolo “rumorino” o dolorino, sensazioni diverse dal solito, piccoli segnali – non ancora sintomi- di cui aveva sentito parlare da quell’amico di un amico di un amico malato di tumore e che gli sembrano improvvisamente invadere il corpo…
Durante la pandemia siamo stati (siamo, dannazione, siamo perché ci siamo ancora dentro -_- ) tutti invitati a prestare molta attenzione al nostro corpo. Quello starnuto ha a che fare con i raffreddori normali o con il COVID? Ma i raffreddori esistono ancora o qualunque sintomo è COVID? E se ci sia ammala (questo soprattutto durante le prime ondate, quando ancora non eravamo vaccinati) bisogna poi prestare attenzione alla saturazione, al respiro, ai dolori al petto…tutti segnali di un possibile peggioramento dell’infezione. Poi tutta la comunicazione sui vaccini (perché è principalmente la comunicazione ad averci lavorato su, spesso malamente): descrizione di effetti collaterali più o meno gravi a cui prestare attenzione, la descrizione esagerata pochi casi in cui i vaccini hanno avuto effetto fatale trasformandola agli occhi della popolazione come una possibilità molto più vicina di quanto ci dicesse la statistica, “l’amico di miocuggino che ha sviluppato un rarissimo sintomo che, e chi lo sa, magari è collegato al vaccino“…Infine, la paura di ammalarsi di altro perché tutto il sistema sanitario nazionale ha subito un rallentamento dovendo impiegare le proprie forze sul versante COVID, pertanto sviluppare malattie più o meno gravi, pur di altro tipo, implica la possibilità di non ricevere le cure adeguate o di riceverle in ritardo.
Bombardati di informazioni sulla salute e richieste di prestare attenzione al corpo, bombardati di possibilità – reali o complottiste- di morire da un momento all’altro. BOOM.
Chi non aveva grosse ansie di malattia (un minimo di paura/timore l’abbiamo tutti, è fisiologico e correlato al bisogno di sopravvivenza) ci ha fatto caso per un po’, ma tutto sommato è riuscito a non trasformare questa richiesta di attenzione al corpo in una forma ansiosa pressante nel tempo. Ha imparato a cogliere alcune informazioni, a lasciarne necessariamente andare altre, si è posto in maniera anche un po’ fatalista (che non significa essere superficiali, eh?) in alcune occasioni.
Chi già aveva alcune preoccupazioni o vere e proprie ansie per la propria salute ha trovato terreno fertile affinché queste ansie crescessero. Nella maggior parte dei casi che mi capita di osservare l’ansia non è tanto collegata al COVID in sé: le persone che al momento hanno forte ansia da malattia hanno qualche preoccupazione inerente alla possibilità di ammalarsi di COVID, ma principalmente i loro sforzi ansiosi sono occupati dalla possibilità di sviluppare altre malattie: che il COVID porti a malattie più gravi in futuro (tutto il filone di studi sul long covid) o che sia il vaccino a farlo oppure, sentendosi più sicuri rispetto all’inizio circa le conseguenze del COVID (perché vaccinati, ad esempio), hanno paura di sviluppare altre malattie indipendenti dalla pandemia. E’ come se le continue sollecitazioni a guardare il corpo e a tenerlo sotto controllo avessero ulteriormente aumentato anche le preoccupazioni di scoprire qualcosa di grave o insolito osservandolo.
L’ansia di malattia e l’incertezza
L’ansia in generale e l’ansia di malattia in particolare si nutre dell’incertezza. Chi ha l’ansia di malattia non può mai essere rassicurato fino in fondo perché in effetti non possiamo dare la certezza di non sviluppare malattie, men che meno di non morire. Possiamo rassicurare sul fatto di non averne in questo momento, ma nessuno può dare certezze sul futuro.
Ovviamente no! =)
Cosa fare nel caso in cui sia esplosa una forte ansia di malattia?
L’ansia di malattia non ha MAI a che fare solo con le malattie. Come vi anticipavo, un minimo di preoccupazione sul “che ne sarà di me?” fa parte di tutti noi e a ognuno di noi si alza il livello di allarme quando un caro amico si ammala o quando sentiamo storie di malattie incurabili. Queste preoccupazioni o ansie temporanee sono assolutamente normali.
Ciò che richiede un approfondimento è l’ansia di malattia molto intensa, pervasiva e continua nel tempo.
Come dicevo, l’ansia di malattia ha a che fare solo in parte con le malattie. Ciò che la genera è la paura per ciò che queste malattie comportano: cosa perdo se mi ammalo? Cosa rappresentano per me le malattie? Un po’ quello di cui avevamo parlato qui, provando a proporre qualche motivo per cui l’ansia di malattia fa irruzione nelle nostre vite.
MINI-BIBLIOGRAFIA
- Ponziani U. (2021). “Pandemia, Disturbo da ansia di malattia e Coraggio di vivere”. Riflessioni individualpsicologiche, teoriche e cliniche sull’ansia e sul coraggio di affrontamento del futuro.
- Coelho, C. M., Suttiwan, P., Arato, N., & Zsido, A. N. (2020). On the nature of fear and anxiety triggered by COVID-19. Frontiers in Psychology, 11, 3109.
- Sauer, K. S., Jungmann, S. M., & Witthöft, M. (2020). Emotional and behavioral consequences of the COVID-19 pandemic: The role of health anxiety, intolerance of uncertainty, and distress (in) tolerance. International journal of environmental research and public health, 17(19), 7241.
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