(Post scritto con Fix You dei Coldplay, in sottofondo. E’ una delle mie canzoni preferite e mi sono, poi, resa conto che in questo caso ha anche un suo significato!)
Spesso, alla fine dell’anno (o durante il percorso), chiedo ai miei pazienti di fare un bilancio. Facciamo insieme una riflessione su come fossero quando sono arrivati e come sono oggi.
Così, giunti alla fine dell’anno, pensavo anche io alla faccenda del bilancio. Nel mio bilancio di fine anno, più che parlare dei buoni propositi e delle cose da fare l’anno dopo, vorrei scrivere a loro, ai miei mitici pazienti. Lo faccio, come sempre, rispettandone la privacy, ma parlando a ognuno di loro, presenti o passati che siano.
Cari pazienti,
Siamo quasi alla fine del’anno (ovvio, direte voi!) e in questo periodo ho sempre l’abitudine di tirare un po’ le somme di quel che è stato, proprio come quando in terapia abbiamo fatto (o faremo) il nostro bilancio sul percorso.
Nel mio bilancio rientrano le cose che ho fatto e che avrei voluto fare, ma soprattutto le persone. Tra quelle persone, ci siete anche voi. Mentre scrivo, ho chiaramente in mente le facce di ognuno di voi (anche di chi, per svariate ragioni, ha interrotto o finito il percorso). Mi passate davanti agli occhi uno per uno e, per ognuno, si accende un ricordo (e relativo sorriso).
In questo ultimo TeaPost dell’anno vorrei ringraziarvi. Grazie, anzitutto, per avermi scelta. Sembra banale, ma so che scegliere un terapeuta non è facile, si affollano 1000 paure e dubbi, prima di scrivere quella mail o fare quella telefonata. Per non parlare dell’agitazione la prima volta in cui si apre quella porta (o si accende la webcam). E voi avete scelto me per affidare quelle paure. E’ un atto di fiducia che, già di per sé, non bastano 1000 grazie.
Poi siete andati avanti. Mi avete affidato le vostre storie. Abbiamo riso, avete pianto (e io, ogni volta in cui vi passo il fazzoletto, vorrei darvi anche un abbraccio), ci siamo arrabbiati, ci siamo angosciati e poi ci siamo rasserenati.
A volte, siamo caduti o ci sembrava di non saper bene dove stessimo andando. E qui, di nuovo grazie per la fiducia, per avermi creduto quando: “Ok, ora non lo capiamo, ma avrà un senso…vedrà che avrà senso!“. Grazie per tutte le volte in cui, al contrario, ero io quella che non aveva capito e, consapevolemente o inconsciamente, la direzione me l’avete indicata voi, confermando l’idea che è un lavoro che si fa a quattro mani, un mattoncino io e un mattoncino voi. Già, “perché se ascolti bene, se saprai leggere tra le righe, ti accorgerai che i pazienti la soluzione ce l’hanno in tasca…sono pazienti perché non si stancano mai di ripetertela!“. E voi me l’avete ripetuta, instancabili, sin dal primo colloquio. Lo avete fatto in ogni modo, finché non ci sono arrivata o, come dico io, finché non sono riuscita a tradurre (per chi è all’inizio, prometto di impegnarmi per arrivare a fare lo stesso). Siete dei pazienti pazienti, voi!
A tal proposito, grazie per la pazienza davanti alla mia lentezza burocratica (ormai lo sapete che odio tutta quella parte fatta di consensi, fatture, moduli e formalità varie).
Grazie per avermi insegnato più di quanto qualsiasi scuola, master o corso abbia potuto fare (e io sono orgogliosissima e super-affezionata alle scuole che ho fattp, quindi immaginate…!).
Grazie per i “Come va? Lei come sta?“, perché sapete che posso raccontarvi poco o nulla di me, ma so che quel “Come sta?” è sentito. Vi rispondo, in genere: “Bene, grazie” ed è vero, perché quando sto con voi sto bene veramente e avete la capacità di annullare, per 45 minuti, anche i miei periodi peggiori. Questo lavoro è terapeutico anche per me!
Grazie per quella volta che… [non rompo la privacy manco se mi pagano, quindi completate voi con un momento del percorso che vi è rimasto impresso e giuro che io li sto pensando uno per uno, fino alla mia prima paziente].
Semplicemente grazie! Siete speciali! =)
Spero davvero che questo sia un Buon Natale e che questo 2019 porti con sé…[completare con quello di cui ognuno di voi ha bisogno]”.