M. (34 anni) ha svolto un percorso con me per affrontare gli attacchi di panico, che da tempo invadevano la sua vita. Dico spesso che mi piacerebbe poter fare delle foto ai miei pazienti quando arrivano e quando vado via: si noterebbe la differenza.
Quando M. è arrivata da me, circa un anno fa, aveva un’espressione tesa, un viso incupito dagli attacchi di panico. La ricordo ripiegata su di sé, incredula di quello che le stava capitando. Settimana dopo settimana il suo viso ha ripreso colore, il tono di voce più allegro e sicuro, l’espressione sempre più luminosa.
Le ho chiesto di raccontarsi, perché mi capita sempre più spesso di vedere persone che hanno attacchi di panico e di ansia, che celano in realtà una grossa grossissima rabbia. Mi piacerebbe che M. possa essere un esempio per chi è ancora nel tunnel.
La ringrazio di cuore per aver scelto di raccontare la sua storia!
Quali motivazioni o problemi ti hanno spinto a intraprendere questo percorso?
Gli attacchi di panico. Improvvisamente, hanno invaso la mia vita e ho avuto l’impressione che stessero impossessandone pezzo dopo pezzo. Sono stati pesanti sin dall’inizio, ma col passare del tempo sono diventati sempre più ingombranti e difficili da sopportare.
Come sono cominciati gli attacchi di panico?
Non dimenticherò mai quel momento: ero a casa, mi stavo preparando per uscire con alcune amiche e, improvvisamente, ho sentito il cuore che iniziava a battere fortissimo, sono stata invasa da un senso di nausea e paura. Sentivo le gambe molli, mi mancava l’aria e continuavo a pensare che sarei svenuta da un momento all’altro. Non capivo bene cosa stesse succedendo, avevo solo tanta paura. Sono riuscita a telefonare a una delle mie amiche, che mi ha accompagnata al pronto soccorso. Il medico mi ha detto che si trattava un attacco di panico e mi ha prescritto uno Xanax, da prendere in caso di bisogno. Da lì ho avuto almeno un attacco di panico a settimana: arrivavano senza alcun preavviso, senza alcun senso o legame con la situazione (almeno apparentemente!).
Che impatto avevano gli attacchi di panico sulla tua vita?
Dopo il primo, ho iniziato ad avere paura che se ne ripresentassero altri (e così è stato infatti). Più ci pensavo e più mi saliva l’ansia che arrivassero. Io ero sempre stata una persona molto autonoma e attiva, ma improvvisamente mi sentivo in gabbia. La paura di avere un altro attacco di panico limitava la mia vita, mi paralizzava.
Avevo una vita molto frenetica prima degli attacchi di panico: una carriera avviata, molte amicizie, tanti interessi e impegni. Con l’arrivo degli attacchi di panico mi sono quasi rifugiata in casa. A dir la verità, all’inizio ho provato a mantenere tutto come se niente fosse, mi dicevo che ero più forte io. Ma gli attacchi di panico si presentavano ovunque, sentivo di non aver modo di anticiparli. Pian piano ho eliminato quasi tutto: niente latino americano il martedì sera, niente palestra, vedevo le amiche solo a casa mia o loro. Di fatto, ho mantenuto solo il lavoro. Una vera gabbia!
Quando hai deciso di cominciare un percorso? Quali erano i tuoi dubbi prima di cominciare?
Quando ti arrivano gli attacchi di panico, non ne parli molto con le persone perché ti vergogni. O, almeno per me, è stato così: io ero quella forte, in gamba, quella che riesce a tener testa a un sacco di impegni senza mai abbassare la testa. Mi vergognavo ad ammettere di avere una debolezza così grossa. Ne ho parlato solo con i familiari e le amiche più strette. Ho iniziato anche a cercare informazioni online e ho scoperto che un sacco di gente soffre di attacchi di panico. Molti ne erano usciti grazie alla psicoterapia e così ho provato anche io.
Non è che avessi grossi dubbi prima di cominciare, solo che mi scocciava non farcela da sola. Solo dopo aver iniziato il percorso ho capito che, in fondo, anche la psicoterapia è farcela da soli: è una via che scegli tu stesso per uscirne.
Cosa è cambiato durante il percorso?
Tutto. Innanzitutto, ho capito come funzionano gli attacchi di panico e la dott.ssa Romanazzi mi ha dato qualche esercizio per provare ad affrontare i singoli attacchi. Poi abbiamo fatto una mappa dei diversi attacchi che ho avuto e abbiamo scoperto da dove arrivavano: ero arrabbiata, anzi ero incazzata nera. Una vita a star dietro a mille impegni, alle necessità degli altri e io ero sempre un po’ in secondo piano. Facevo delle cose per me solo apparentemente, ma in realtà mi preoccupavo semplicemente per gli altri (quello che volevano, quello che pensavano, quello che mi richiedevano) e mai di quello che io volevo davvero.
Ero così presa dal desiderio di voler apparire forte e in gamba, che ho perso me stessa. Questo mi faceva arrabbiare, ma non me ne rendevo conto. Con la dott.ssa Romanazzi abbiamo capito che gli attacchi di panico erano in realtà attacchi di rabbia. Capita quella cosa, non ho più avuto attacchi di panico (e vedevo la dott.ssa da poco più di un mese, lo specifico!!!)
Qual è il beneficio più grande che ti porti a casa da questo percorso?
Il primo è aver chiuso con gli attacchi di panico (e nel giro di poco tempo, sembra incredibile!). Il secondo è il fatto di aver capito molte cose sulla mia vita e sui miei bisogni. Se non avessi avuto gli attacchi di panico, non avrei ma scoperto di essere così arrabbiata, ma soprattutto non mi sarei mai concessa di ascoltarmi un po’ di più. Ne sono uscita davvero più libera: libera dagli attacchi di panico e dalle costrizioni quotidiane.
Come vedi oggi il tuo futuro?
Libero, ma libero per davvero. Prima di avere gli attacchi di panico mi sentivo una donna libera, ma era solo una cosa finta. Ora solo libera veramente: libera di dire di no, libera di uscire solo se mi va, libera di dire che non ce la faccio, libera dalla paura del giudizio (o quasi!). I doveri nella vita ci sono e ci saranno sempre, ma oggi li vedo sotto una luce diversa. Grazie Doc!!!
Gli attacchi di panico hanno stravolto anche la tua vita? Ti chiedi se sia possibile guarire dagli attacchi di panico? Ti aiuto con questo percorso.
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