Capita spesso, mesi di dieta e non si perde nemmeno un etto. O forse sì, ma nel giro di poco tempo riprendi tutto ciò che hai perso, con conseguente frustrazione. Tremendo, vero?
La cosa peggiore è quando ti sembra di aver seguito la dieta alla lettera. Tutti i sacrifici buttati al vento. Quando lavoro con persone che soffrono di fame nervosa e/o che hanno problemi con il cibo, mi trovo spesso a esplorare quali siano i vantaggi del NON perdere peso.
Vantaggi??? Stai scherzando, spero!
Ehm, no, non scherzo! Ogni sintomo ha un vantaggio. Ovviamente, si tratta di vantaggi disfunzionali, che non aiutano a star bene veramente. Mettiamola così: se dovessi risolvere il problema, paradossalmente ti troveresti davanti a difficoltà più profonde e più difficili da affrontare.
Questo vale anche per la fame nervosa e oggi vediamo insieme come. Pronto?
Questo articolo non promette niente di buono…
7 motivi per cui non riesco a dimagrire
DOVEROSA PREMESSA: Le ragioni che ti propongo in seguito derivano dalla mia esperienza lavorativa. E’ possibile che non ti descrivano pienamente, ma è anche possibile che, almeno in parte, ti descrivano e siano semplicemente difficili da rintracciare nella tua vita. Si tratta, infatti, di motivazioni a cui arrivo dopo diverso tempo insieme ai miei pazienti. Sembrano semplici e banali, ma sono questioni molto profonde, che affondano le radici nella propria storia personale. Prova semplicmente a leggerle e a rifletterci: qualcuna di queste ragioni potrebbe appartenerti, altre meno. Forse ne individuerai di nuove. Il punto è capire quale sia il tuo alibi per non dimagrire.
1. DIFFICOLTA’ A PIACERE
Molti si mettono a dieta per piacere di più. Sì sì, ci raccontiamo sempre che è per piacere a noi stessi, ma scommetto che se poi dimagrisci e nessuno lo nota, ci rimani male, no?!
Per moltissime persone, piacere agli altri è difficile. Ti sembra assurdo? Immagino. Prova a pensare come reagisci quando ti fanno un complimento. Alcune persone gongolano di orgoglio (bene!!). Altre, invece, sono imbarazzate, sminuiscono, sentono di non meritarlo. Un’altra reazione interessante è quella delle persone “affette” da Sindrome dell’impostore: non solo sentono di non meritare il complimento, ma pensano anche di aver imbrogliato gli altri. Sono convinti che gli altri si siano sbagliati a fare quel complimento e che, prima o poi, si renderanno conto del proprio errore.
Chi vive con queste sensazioni, deve affrontare tutta una serie di conflitti interiori quando piace. Pensa cosa accadrebbe se dovesse perdere peso e iniziare a piacere e piacersi (e piacere) di più. Un disastro affrontare quei complimenti. Che significato metaforico ha il perdere peso, in questo caso?
2. RICONOSCERE DI AVERE DEI LIMITI
A questa osservazione, in genere le persone mi rispondono: “Uff, li conosco i miei limiti ne ho tanti, potrei fare la lista della spesa dei limiti e dei difetti che ho“.
ALT! Anzitutto, avere dei limiti è diverso dall’avere dei difetti. Avere limiti significa che non è possibile far tutto, significa mettere da parte l’onnipotenza.
“Io devo esserci per tutti, fare tutto in breve tempo e non sbagliare mai“. Ti ci riconosci in questo desiderio costante? Per molte persone, prendere davvero coscienza del fatto di non poter far tutto è tremendo. Si scapicollano per star dietro a mille impegni, alle richieste degli altri, al senso del dovere, del dover far TUTTO.
Entrare in contatto con la possibilità di non riuscirci, di non essere all’altezza di certe situazioni, di non essere perfetti è dolorosissimo. Affermano sempre di avere mille difetti, di essere dei buoni a nulla, ma in cuor loro rincorrono la perfezione, con la speranza di riuscire a dimostrare, a se stessi e agli altri, di farcela a fare tutto.
Bellissimo discorso, Alessia. Ma che c’entra il peso?
Il non riuscire a dimagrire è vissuto da queste persone come un proprio limite. Il non piacere, il non entrare in quel vestito, il non essere nei canoni di bellezza è vissuto come un difetto. Spesso, è intollerabile: si fanno pianti incredibili davanti allo specchio e sopra alla bilancia. Eppure…
Eppure è quasi più tollerabile concentrarsi sul limite fisico, che sul limite interiore. In buona sostanza, il vantaggio del non perdere peso è quello di potersi concentrare sul “difetto” fisico, “a copertura” di una serie di limiti interiori, che sarebbero ancora più difficili da affrontare.
3. …o di averne meno di quanto pensi
Alcune persone si sentono “difettate” dalla nascita. Avere degli enormi difetti, essere poco capaci, poco brillanti, poco piacevoli è parte della loro identità. Il sovrappeso o l’obesità fanno parte di questo difetto di fabbrica.
Molte persone non riesco a dimagrire perché il peso li rappresenta: è l’involucro che afferma quanto siano pieni di difetti, quanto siano goffi, quanto siano poco capaci.
4. Uno scudo che protegge dal mondo esterno
Questa la sentiamo dire spesso: il peso è uno scudo. Se ci pensi, anche a livello metaforico, il peso è uno strato che si pone tra noi e il mondo esterno. E’ uno spessore che impedisce di vedere quello che abbiamo dentro. Per alcune persone, impedisce di far vedere chi sono (hai mai notato quanto cambi la fisionomia di una persona obesa quando dimagrisce? A volte sembrano quasi persone diverse). I chili di troppo costituiscono una sorta di “muro artificiale”, che impedisce agli altri (ma anche a se stessi) di entrare in contatto con le proprie emozioni.
A volte il vantaggio del non perdere peso, sta nel fatto di sentirsi tutto sommato protetti sotto i propri chili.
5. ESSERE AMATI è PIù DIFFICILE CHE AMARE
Questo punto è un sottile approfondimento del precedente. Anche in questo caso il peso è uno scudo: è possibile dar tutto agli altri, tutto l’amore del mondo, ma ci si sente poco degni di riceverlo.
6. Un contenitore di rabbia
La maggior parte delle persone con cui ho lavorato per via della fame nervosa o delle difficoltà a regolare l’alimentazione era incazzata nera.
Dottoressa, ma che parole usa?!?
Eh lo so, lo so, il bon ton non ammette parolacce. Però la parola “arrabbiato” non rende bene l’idea. Incazzato sì (ops, l’ho scritto di nuovo!). Scava scava, le persone che soffrono di fame nervosa sentono di rischiare di esplodere di rabbia da un momento all’altro. Hanno, però, così paura di esplodere e far del male a qualcuno che se la tengono, la reprimono costantemente (al massimo passa con comportamenti passivo-aggressivi).
In questo caso, il vantaggio del non dimagrire è quello di buttare sul corpo tutta la rabbia che, altrimenti, dovrebbe andare all’esterno. Sarebbe troppo pericoloso, quindi meglio replimerla e mangiarci su.
7. I benedetti bisogni
Qua un po’ ci ripetiamo, perché riprendiamo il punto precedente. Si mangia tanto perché non è possibile dare ascolto ai propri bisogni. Ogni volta in cui ne salta fuori uno ci si sente frustrati, quindi meglio non ascolarti, non sentirli o anticiparli. Con la fame nervosa, si tende a mangiare sopra le proprie emozioni, prima di poterle sentire veramente e doverci fare i conti.
Si tratta di persone bravissime a pensare agli altri, ma poco propense a prendersi cura di se stesse e delle proprie necessità. In alcuni casi, magari, a se stesse ci pensano pure, ma si mettono sempre in secondo piano: prima gli altri e poi io.
Per poter perdere peso, bisogna accettare di avere dei bisogni e delle emozioni. Ogni chilo in più è, spesso, un bisogno che ti sei negato in favore dei bisogni altrui.
Questo, che lascio per ultimo, è in realtà il punto principale di chi soffre di fame nervosa: il non poter avere bisogni e la conseguente rabbia che si scatena, a causa del fatto di dover sempre rinunciare a se stessi.
1 Comment
Giulia
9 Luglio 2020Ce le ho TUTTE.
Ci pensavo giusto poco fa: dopo la seconda gravidanza mi sono rimasti diversi chili in più che non ho ancora smaltito nonostante mia figlia abbia oramai un anno. Non ho voglia di mettermi a dieta ‘classica’ ma potrei comunque fare delle scelte più salutari a tavola se volessi. Il sovrappeso mi da fastidio, oltre che a livello estetico, anche a livello ‘funzionale’, ho dolori alle ginocchia e alla schiena, mi sento poco agile nonostante pratichi quotidianamente yoga. Eppure sono ancora qui. Il fatto è che se ci penso bene, l’idea di rimettermi in forma mi spaventa alquanto. Il pensiero di essere guardata mi disturba molto, una parte di me pensa che adesso sono una moglie e una madre, ho quarant’anni, non posso più permettermi di fare la frivola stando appresso all’estetica e facendo girare la testa agli uomini che non siano mio marito. E quest’idea mi inchioda a un corpo un po’ matronale che non ho mai avuto e in cui non mi sento affatto a mio agio, ma che mi fa sentire protetta.
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