Quando parliamo di attacco di ansia o di panico, non facciamo riferimento al comune stato di ansia che si attiva quando siano preoccupati o ci sentiamo agitati per qualcosa. Intendiamo qualcosa di ben preciso: il cuore batte così veloce da far male, il respiro è altrettanto veloce (eppure sembra di soffocare), la testa si annebbia.
Gli attacchi di panico sono un po’ più forti rispetto agli attacchi d’ansia. Condividono alcuni sintomi, ma sono generalmente ancora più forti, tanto da creare uno stato di terrore (il panico, appunto) e si fa largo la sensazione di morire o avere un infarto da un momento all’altro.
Se per l’ansia “comune” è semplice individuare il motivo che ci fa sentire ansiosi (un esame imminente, l’attesa di qualcosa…), per gli attacchi di ansia e di panico sembra impossibile individuare la causa. Si attivano in maniera improvvisa e, obiettivamente, non c’è nulla sul luogo che sia davvero pericoloso (l’ansia, infatti, si attiva in quanto segnale di pericolo).
Attacco d’ansia (o di panico): perché arriva?
La spiegazione breve è che l’attacco d’ansia (o di panico) si presenta perché valutiamo come pericolosa una situazione che pericolosa non è. Questo scatena nella persona un’intensa paura, con sintomi annessi, e il desiderio di fuggire dalla situazione (risposta attacco/fuga). Si attiva così un circolo vizioso:
Ottima domanda! Anche perché è proprio questo che scatena l’attacco d’ansia o di panico.
Le motivazioni profonde degli attacchi d’ansia e di panico
Perché dovrei avere l’ansia di andare in un centro commerciale? Perché la sola idea di trovarmi in un spazio chiuso mi scatena un attacco d’ansia?
Qui arriviamo alle motivazioni soggettive. E’ il motivo per cui, in terapia, cerco sempre di raccogliere la storia di vita durante le prime sedute: riordinando la propria storia si scoprono dei momenti cruciali, che hanno portato alla costruzione del sintomo.
Essendo soggettive, sono anche pressoché infinite. Tuttavia, oggi vorrei provare a mostrarvi le macro categorie più frequenti che spiegano perché arrivino gli attacchi d’ansia e gli attacchi di panico.
In generale, dobbiamo immaginare l’ansia come il risultato di due frecce che si scontrano:
Quando non si riesce a trovare un compromesso tra le due frecce, ecco che scatta l’ansia.
Vediamo qualche esempio:
1. Devo fare tutto vs. Ho bisogno di avere tempo per me
Io le chiamo anche “persone giocoliere”, perché sono quelle che tengono in ballo 8000 doveri e cose da fare, senza mai avere un momento per riposarsi. Tirano tantissimo la corda con se stesse: stanno dietro a lavoro, figli, impegni vari e non hanno mai tempo per se stesse e per i propri bisogni. La freccia del “vorrei” a un certo punto inizia a reclamare spazio e quel reclamare prende la forma dell’ansia.
2. Devo crescere vs. Non voglio crescere
Altro grande classico che troviamo in mille sfaccettature: blocchi nello studio, attacchi di panico che rendono impossibile una relazione di coppia, impossibilità a prendere l’aereo per allontanarsi da casa… .
Da un lato la vita spinge a diventare grandi, ma ci sono alcune motivazioni personali che “trattengono” la persona e le impediscono di crescere veramente. In genere, gli attacchi di panico vanno a ostacolare due aree (o almeno una delle due): quella dello studio/lavoro e quella delle relazioni. Si tratta, infatti, delle due aree attraverso le quali ci emancipiamo dalla nostra famiglia di origine.
3. Voglio affrontare quel passaggio vs. Ho il terrore di affrontarlo
Questa motivazione è una variante “più leggera” della precedente. In generale, bisogna dire che gli attacchi di panico si verificano spesso (quasi sempre) nei momenti di passaggio. La vita preme in una direzione e noi ce la facciamo sotto. Anzi, da un lato sentiamo di volerli affrontare, ma dall’altro ne abbiamo timore.
Ecco, quindi, attivarsi gli attacchi di panico verso la fine del liceo, prima della laurea, in vista di una convivenza/matrimonio/figlio…
4. Devo chiudere questa situazione vs. Non ce la faccio
Gli esempi che mi vengono in mente e che rendono più semplice la spiegazione sono relativi a tutte quelle cose che non vanno più bene per noi: corso di studi, lavoro o partner che non si addicono più ai nostri desideri/bisogno/modo di essere.
Dentro sentiamo la spinta a mollare, ma qualcosa dentro di noi (o fuori) ci impedisce di farlo. Eppure lì dentro quella situazione si sta così male che iniziamo a urlare e quell’urlo ha la faccia dell’ansia o dell’attacco di panico.
5. Sono triste/arrabbiato vs. Non posso esprimerlo
Non mi dilungo troppo perché ne avevamo già parlato approfonditamente nel TeaPost “Sei proprio sicuro di non essere arrabbiato?“.
In linea di massima, in questi casi gli attacchi di panico si attivano perché ci sono alcune emozioni che, TROPPO spesso, vengono represse.
Non dimentichiamo i forti stress
Infine, ci sono tutte quelle situazioni che non possono tanto essere descritte attraverso le frecce, ma scatenano comunque in noi un forte stress (lutti, perdite, traslochi…). Va detto che anche queste situazioni fanno risuonare in noi qualcosa, che andrà ricercato nella storia di vita. Se così non fosse, tutti dovrebbero avere un attacco di panico davanti a eventi simili e invece questo non accade.