Perché ho l’ansia di mangiare fuori o davanti ad altri?

Perché ho l’ansia di mangiare fuori o davanti ad altri?

Questo è un TeaPost che mi è stato richiestissimo. Quando ho iniziato a fare questo mestiere, 10 anni fa, avevo pochissime richieste sul tema “ho l’ansia di andare a mangiare fuori” oppure “ho l’ansia di mangiare davanti agli altri”. Negli ultimi anni, le richieste per iniziare una psicoterapia a causa di questo problema sono decisamente più frequenti e la percentuale si alza se consideriamo le persone che chiedono di iniziare un percorso per altre ragioni e, raccogliendo la storia di vita, emerge anche questo punto. Ne ho sentito parlare sempre più spesso anche fuori dallo studio e quindi…proviamo a capire meglio perché alcune persone hanno l’ansia di mangiare fuori o di mangiare davanti ad altri e cosa sia possibile fare.

Come si manifesta la paura di mangiare fuori e l’ansia di mangiare davanti ad altre persone?

Iniziamo sempre con una definizione, in modo che chi soffre di ansia di mangiare fuori abbia modo di riconoscersi in questa descrizione e si senta meno solo e chi non ne soffre abbia modo di capire che non si tratta di un capriccio.

In questo caso, credo sia opportuno mettere a fuoco di cosa NON stiamo parlando:

  • L’ansia di mangiare fuori o in pubblico NON è collegata a un disturbo alimentare. Certo, le persone che soffrono di un disturbo alimentare fanno spesso fatica a mangiare fuori (chi soffre di anoressia perché è difficile che il proprio non mangiare passi inosservato, chi soffre di bulimia perché fa fatica a trovare una via per i comportamenti compensatori e chi soffre di Binge Eating perché si vergogna), ma non è vero il contrario: chi ha l’ansia di mangiare fuori non ha necessariamente un disturbo alimentare. Le spiegazioni che troverete in questo TeaPost fanno riferimento solo a quelle persone che non soffrono di un disturbo alimentare e il cui problema risiede altrove.
  • L’ansia di mangiare fuori o in pubblico NON è collegata all’anginofobia. L’anginofobia è la paura di soffocare con il cibo e certamente le persone che soffrono di questa fobia hanno spesso paura di mangiare fuori, ma non si tratta delle persone di cui parliamo in questo TeaPost. Le persone che soffrono di anginofobia hanno, in genere, ansia anche a casa o in tutti i quei casi in cui non hanno la certezza di avere accanto persone fidate che potrebbero intervenire.

Le persone di cui parliamo in questo TeaPost hanno una fortissima ansia di mangiare fuori casa e/o dinanzi a persone con cui hanno poca confidenza, che valutano giudicanti, con cui sono poco a proprio agio. Generalmente, la si fa rientrare nell’area dell’ansia sociale, definita come la marcata paura o ansia rispetto a una o più situazioni sociali in cui l’individuo è esposto al possibile giudizio degli altri e teme di mostrare i sintomi di ansia i quali potrebbero essere valutati negativamente, scatenando umiliazione e imbarazzo.

Le persone che hanno questo tipo di ansia faticano a mangiare davanti ad altre persone e/o fuori casa, tendono a evitare queste situazioni trovando mille scuse e a vivere con immenso disagio i momenti in cui non possono davvero tirarsi indietro.

Questo porta con sé una varietà di sintomi e problemi:

  • Ansia anticipatoria. Tutte le volte in cui si presenta la possibilità di dover mangiare davanti ad altri e/o fuori casa scatta una forte ansia, che può raggiungere anche alti livelli (attacchi di ansia e di panico).
  • Problemi relazionali/sociali. Le persone davanti a cui si riesce a mangiare non sono molte. Sono in genere quelle che fanno sentire a proprio agio, con cui si ha molta confidenza, le poche a cui si è rivelato di soffrire di una forte ansia di mangiare fuori o in pubblico.
  • Colpi bassi all’autostima e al senso di autoefficacia. L’ansia di non riuscire a mangiare fuori o in pubblico porta con sé una serie di pensieri negativi sulla propria persona e sulle proprie capacità.

Quando si domanda loro di cosa abbiano paura nello specifico, alcuni non sanno definire un motivo preciso, altri hanno paura di sentirsi male (di vomitare, ad esempio) o di non riuscire a mangiare niente attirando i commenti di chi è a tavola con loro o, ancora, di fare delle brutte figure per cui attireranno su di sé l’attenzione. In terapia, si parte da qui per capire quale sia il reale motivo sottostante alla paura di mangiare fuori o in pubblico.

Alcuni motivi per cui scatta la paura di mangiare fuori o in pubblico

Ma perché arriva la paura di mangiare fuori o in pubblico? Ovviamente ognuno ha le proprie ragioni e il significato soggettivo va costruito sulla base della storia personale. Tuttavia, nella mia esperienza è quasi sempre possibile rilevare un punto in comune tra le persone che giungono da me lamentando ansia di mangiare fuori e/o in pubblico:

Chi ha paura di mangiare fuori e/o in pubblico ha quasi sempre paura di esporre i propri bisogni davanti ad altri (mostrarsi bisognosi, nello specifico, e di non saper maneggiare i propri bisogni), di sentirsi vulnerabile dinanzi ad altri, di sentirsi piccolo/a, giudicata/o, non all’altezza, inadeguata/o. Di base c’è una profonda vergogna e una forte paura di sentirsi vulnerabili, di apparire ridicoli o giudicati perché si teme di non essere grado di gestire nemmeno un bisogno così semplice e di base come il mangiare che, ovviamente, è metafora di bisogni emotivi.

Come mi ha detto una volta una mia paziente: “Mi dà fastidio l’idea di sentirmi una bambina piccola, che è troppo piccola per fare le cose, un’immatura” [le ho chiesto il permesso di riportare questa frase].

Non è detto sia così per tutti, ma dato che in molti casi va così proverei a chiedermi se questa spiegazione possa in qualche modo ben sposarsi anche con le nostre ansie. Da lì si parte per dargli poi una forma più soggettiva, sulla base di quella che è la nostra storia: come mai temo di sentirmi vulnerabile, piccolo e poco capace? Quali parti della mia storia ne spiegano il motivo?

Cosa fare se si ha paura di mangiare fuori o in pubblico?

La paura o ansia di mangiare fuori e/o in pubblico richiede necessariamente un percorso di psicoterapia. Come spero di avervi ben raccontato in questo articolo, infatti, l’ansia di mangiare fuori è “solo” una metafora di qualcosa di più profondo, il cui significato deve essere messo a fuoco.

In terapia, si lavora su due fronti: dare un significato al sintomo, cercando di capire quando sia iniziato e come mai, e riprendere a mangiare fuori in maniera gradualmente più serena.

SASSOLINI*…

Ci sono alcune cose che potete iniziare a fare per conto vostro, nel frattempo:

  1. Descrivere la vostra ansia di mangiare fuori. Quali parole utilizzate? Che immagini vengono fuori? Quali paure avete nello specifico? Cosa immaginate accada e cosa temete pensino gli altri?
    La narrativa, il modo che usiamo per descrivere le situazioni che ci fanno paura, ci dà indicazioni sulla paura stessa e sul motivo per cui è emerso il sintomo.
    ESEMPI: “Quando sono a mangiare fuori ho l’ansia di stare male e mi dà fastidio che gli altri mi vedano in difficoltà!“; “Quando devo mangiare fuori mi si chiude lo stomaco e ho paura che gli altri mi chiedano se non mi piace quello che sto mangiando e io mi senta obbligata a finire tutto“.
  2. Osservare in quali altri ambiti scatti l’ansia. Nella mia esperienza, è molto difficile che l’ansia di mangiare fuori sia un problema isolato; nella maggior parte dei casi, da quel che vedo, essa si esprime anche in altri contesti, anch’essi non casuali. Provate a osservare quali siano e a porvi, anche riguardo a questi ambiti, le stesse domande del punto 1. Fate particolarmente caso a quelle situazioni in cui scatta un’ansia sociale/relazionale, ossia di fare qualcosa perché poi qualcuno vi osserva/vi giudica/vi umilia/rischia di mettervi in imbarazzo… .
  3. Descrivere le persone davanti a cui siete a disagio e quali vi tengono tranquilli. Davanti a quali persone avete paura di mangiare fuori e davanti a chi vi sentire più tranquilli?
    L’ansia che urla dentro di noi ha spesso la voce e lo sguardo dell’Altro, in particolar modo delle persone con cui siamo cresciuti. Poi quello sguardo lo attribuiamo alle nuove conoscenze e ai nuovi commensali, ma ci racconta qualcosa di più vecchio e profondo. Anche qui, fate caso alle parole che utilizzate, ai pensieri che mettete nella testa dell’Altro che mangia insieme a voi (sono le parti buone e cattive che avete interiorizzato da piccini, spesso in famiglia).
    ESEMPI: “Ho l’ansia di mangiare davanti alle persone più grandi e autorevoli di me, sono tranquillo quando mangio davanti alle persone che sento al mio pari“; “Ho l’ansia di mangiare davanti alle persone a cui sento di dover dimostrare qualcosa, sono tranquilla davanti alle persone che non mi chiedono niente, che non indagano“; “Ho l’ansia davanti alle persone con cui sento di dovermi sbrigare a mangiare, sono tranquillo con le persone che non sembrano mettermi fretta“.
  4. Provare a individuare il momento di vita in cui si colloca l’inizio della vostra ansia di mangiare fuori e/o in pubblico. Il momento in cui un’ansia fa capolino nella nostra vita non è mai casuale, bensì giunge proprio quando ci sentiamo schiacciati da alcune sfide che la vita, per età o per storia personale, ci propone.
    ESEMPI: “L’ansia di mangiare fuori è arrivata nel periodo dell’adolescenza, quando ho sentito che dovevo diventare grande, ma non mi sentivo attrezzato per essere davvero“; “L’ansia di mangiare fuori è arrivata quando mi hanno alzato di livello al lavoro“.
  5. Usare la politica dei piccoli passi. E’ impensabile di risolvere il problema partendo da una cena con 10 persone in un ristorante 5 stelle Michelin. Bisogna partire dalle situazioni per noi meno spaventose e gradualmente giungere a quelle emotivamente più forti.
    ESEMPI: c’è chi parte da cene in cui ci sono 1000 persone semi-sconosciute (“perché tra 1000 persone mi sento meno visto rispetto a una cena in cui ce ne sono 10 con cui interagisco direttamente e poi, se sono semi-sconosciute, chi le rivede più?“), chi preferisce partire da una cena intima ma con persone che conosce bene, chi da un aperitivo (“così non notano quanto e cosa mangio, se faccio pause o se lascio qualcosa“) e chi da certi tipi di mangiar fuori (Il McDonald’s, la colazione al bar, la pizza a casa di un’amica…). Scrivete una serie di situazioni e partite da quelle più affrontabili, passando a quelle più sfidanti solo quando le precedenti sono assodate.

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* SASSOLINI: uso spesso questa dicitura per far riferimento a qualche spunto di riflessione. Mi piace immaginare di avere in tasca dei sassolini colorati, ognuno dei quali una volta lanciato in acqua fa partire ulteriori riflessioni. Non credo nelle risposte preconfezionate, ma lancio qualche sassolino per riflettere e provare a capire meglio noi stessi, le nostre emozioni, le ingarbugliate relazioni e qualche impantanamento. Mi piace l’idea che, una volta lanciato un sassolino, ognuno possa costruire qualche riflessione e che, lanciato il mio, poi le persone qui sopra (la community) risponda lanciando i propri e generando, così, nuovi spunti.

About The Author

Alessia Romanazzi

Psicologa e psicoterapeuta. Aiuto le persone ad affrontare momenti di stress temporanei o prolungati. Insieme cercheremo la tua personalissima soluzione per superare il momento critico. Mi trovi in studio a Saronno e a Milano. Attraverso Skype in tutto il mondo!

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