Perché la coppia entra in crisi

Perchè la coppia entra in crisi

“E vissero per sempre felici e contenti”.

Siamo cresciuti con il mito del per sempre. Un po’ le fiabe e i film, certo, ma sono convinta che questi traggano spunto da una delle nostre paure più profonde: la paura dell’abbandono (ne parleremo in uno specifico TeaPost a fine Ottobre).

Quel “per sempre” sancito dal matrimonio, che dovrebbe essere “solo” un altro inizio, più spesso viene descritto come il finale, perché tranquillizza tutti (sì, anche gli evitanti e i controdipendenti, ossia quelli che ci raccontano di star benissimo da soli): se è per sempre, non verremo mai abbandonati.

Eppure, ogni tanto (anzi, spesso) le coppie entrano in crisi. Dramma.

A cosa serve la crisi di coppia

Nelle coppie, ma più in generale nella vita, entrare in crisi non è solo normale, ma anche necessario. Si entra in crisi quando quello che abbiamo fatto fino a quel momento non andava più bene e occorre trovare nuovi modi per affrontare il quotidiano e la nuova fase in cui ci troviamo. Esempio: gli adolescenti. Non possono più affrontare la vita come facevano da bambini, ma non sono ancora del tutto adulti. Entrano in crisi e cercano un modo per diventare grandi, senza tuttavia perdere del tutto ciò che sono stati fino a quel momento, anche se prima devono metterla in discussione (da qui i musi lunghi, le trasgressioni…) .

Ma torniamo alla coppia. Anche le coppie affrontano diverse fasi di vita: l’innamoramento, l’amore più maturo e, in genere, i figli piccoli, i figli grandi e il nido vuoto (quando i figli se ne vanno). Ogni fase richiede di guardarsi dentro e chiedersi: di cosa abbiamo bisogno? Qual è il nostro obiettivo? Va ancora bene com’era o dobbiamo cambiare qualcosa?

Quando la coppia entra in crisi nera?

Detta così facile. Tuttavia, ogni coppia approda alle diverse fasi con un malloppo: il modo di gestire i propri bisogni, il modo in cui pensiamo che l’Altro se ne prenda cura, le aspettative, le paure.

Facciamo un esempio semplice (per approfondimenti provate a dare un occhio all’articolo: perché me li scelgo tutti con il lanternino?): Anita arriva da una famiglia in cui i suoi bisogni non sono stati molto riconosciuti, i suoi le davano da mangiare, bere, le han pagato tutti gli studi, ma si sono un po’ persi sulla questione “Cosa senti? Cosa vorresti davvero?”. Anita è cresciuta bene eh? Ha un equilibrio mentale, nulla di folle, un lavoro che le piaciucchia, ma non troppo. Tuttavia, è alla costante ricerca di conferme da parte di Antenore, il suo compagno, a lui chiede continue conferme di accudimento e amore.

Patti espliciti ed impliciti

Quando si sono messi insieme, Antenore e Anita hanno parlato di un sacco di cose che desideravano per il loro futuro e di cose che erano per loro imprescindibili: fiducia, rispetto, sostegno, avere dei figli…

Quello che non sanno è che hanno anche fatto un patto meno esplicito, un patto che parla di bisogni più profondi, di paure, di bisogni. Anita e Antenore hanno chiesto l’una all’altro di riempire i vuoti che sono stati lasciati dalle rispettive famiglie di origine.

Quest’ultimo patto è delicato perché non se ne parla e perché, spesso, chi lo richiede non sa nemmeno di averne bisogno. Tutto sommato, però, all’inizio sembra andare bene così, si trova una quadra e via.

Quando il patto cambia: la crisi

Poi subentra la vita, che appunto richiede alcune sfide. Belle o brutte che siano, queste sfide mettono alla prova la coppia e non sempre consentono di tener fede ai patti iniziali.

Anzi, accade di più: a volte i nostri bisogni cambiano e, con essi, cambia anche parte di quello che è scritto nel patto implicito. Dovesse cambiare il patto dichiarato, tutto sommato sarebbe più “facile”: se ne può discutere, si può dire “non me lo avevi detto”. Tipo: volevamo dei figli e ora non ne vuoi più. Litighiamo e decidiamo cosa fare. E’ sempre crisi, ma su un terreno tutto sommato conosciuto.

Ma quando non si è parlato della cosa o addirittura non se ne è consapevoli come si fa? Si entra in crisi. Crisi nera.

Alcuni motivi per cui le coppie entrano in crisi

Come immaginerete, ci sono infiniti motivi per cui le coppie entrano in crisi. Nella mia esperienza, però, si riconducono spesso ad alcuni punti specifici (poi modellabili di coppia in coppia).

Cambiano i bisogni e non si incastrano più

Secondo me, questo punto prende dentro anche tutti gli altri. Lo so che è poco romantica la versione, ma l’amore è un incontro tra bisogni. Nulla di strumentale, bensì si parla di emozioni. Con la vita il nostro modo di gestire i bisogni cambia, quindi cambiano aspettative, paure, il modo in cui abbiamo bisogno dell’Altro. I partner devono essere bravi a incastrarsi di nuovo (vedere ultimo paragrafo).

Cadono le idealizzazioni

Quando ci mettiamo insieme a una persona, stiamo insieme a quella persona, ma anche all’idea che ne abbiamo di lei. Sempre a causa di quelle paure, aspettative, bisogni derivanti dalla nostra vita pregressa, vediamo il partner attraverso alcune lenti.

Poi la vita gira, pian piano vediamo il partner in maniera differente. A volte più realistica, altre semplicemente per l’effetto di nuove lenti. Bisogna vedere se quella “scoperta” si sposa ancora con i nostri bisogni.

Eventi che mettono a dura prova

Nella vita accadono cose. Nascono figli, si perde o si cambia lavoro, si trasloca, muoiono persone care. Queste cose ci impongono di guardarci dentro e di guardare dentro l’Altro. Possiamo scoprirci e scoprire il partner capace di cose che non avremmo immaginato, rimanendo piacevolmente stupiti. In altri casi, però, scopriamo che non ci troviamo bene ad affrontarle insieme e questo ci manda in crisi. Cosa significa? E’ ancora una persona che fa per me? Possibile non riesca a capire che avrei bisogno d’altro?

Cambia la funzione del partner

A volte i partner hanno una funzione strumentale, anzi hanno quasi sempre anche una funzione strumentale, ma non dovrebbe essere l’unica.

Strumentale non è da intendere come se la persona fosse brutta e cattiva e si approfittasse dell’Altro. Rientra sempre in quel patto implicito di cui non si parla e di cui spesso non ci si rende conto. L’esempio che mi capita di vedere più spesso è quello del partner=genitore dei miei figli. Ve ne parlo nel prossimo punto.

Eccessivo investimento nel ruolo genitoriale

Il partner è visto come la persona con cui avere dei figli e fare quel famoso passaggio di cui si sente spesso la spinta sociale: avere una famiglia (quando fai un figlio? Quando? Quando? Quando?). Nel momento in cui i figli son fatti o diventano grandi, il ruolo del “partner=persona con cui fare un figlio” viene meno e non si capisce più bene perché si stia insieme. A cosa mi serve questo/a qui? Non sento più niente. Forse non l’ho mai amato.

In molti, moltissimi casi, entrambi i partner fanno questa cosa qui. In questo modo investono tantissimo nel proprio ruolo di genitore, ma perdono tutta la dimensione di coppia. Non si condivide molto insieme, si fa del sesso tiepido (o non si fa per nulla), quando si parla si parla di figli, tutte le proprie energie sono concentrate sui figli. Quando i figli diventano grandicelli e lasciano il nido, la “crisi del nido vuoto” diventa importante: sembra non ci sia più niente che tiene insieme i due partner. Ed è crisi.

Tradimento

OCCHIO!!! Qui non parlo solo di tradimento come siamo abituati a sentirlo.

Ci sono 1000 modi per tradire una persona: con il lavoro, con gli hobby, con i figli (prestandogli tutte le attenzioni), con la famiglia di origine…Poi, certo, c’è anche il tradimento con un’altra persona.

Ma anche qui non facciamo intortare dall’orgoglio e dal comune modo di pensare, che ci porta a vedere il tradimento come la persona brutta e cattiva che si trova l’amante: questa è solo la punta di un grande iceberg.

Quello che si fa in terapia è capire cosa porti a questo e si scopre spesso che la faccenda riguarda entrambi entrambi i partner e quel famoso patto implicito.

Comunque sia, nel momento in cui si tradisce (in una delle svariate forme di cui vi parlavo), la coppia entra in crisi.

Ma quindi il per sempre non esiste?

Esiste, ma non come lo si intende nelle favole. Il per sempre non è una roba statica, una di quelle: “Mi hai incontrato così e ti devo andare bene per sempre così“. Il per sempre è un lavoro continuo ed è nutrito da un costante cambiamento.

Come eravate a 17 anni? Siete gli stessi di oggi? Qualcosa sì, ma sono certa che altre cose siano cambiate. E quindi immaginiamoci/vediamoci a 30, 40, 50, 60, 70 anni…con un bagaglio aumentato dalla vita, in certi punti da essa alleggerito, in altri appesantito. Abbiamo bisogno delle stesse cose? Vediamo le persone allo stessa maniera? Ne dubito, anzi spero fortemente di no (saremmo bloccati nel caso!). Ecco, come cambiamo noi, cambia la coppia. Per tenerla insieme (e non sempre è necessario) occorre cambiare in modo che si incastri. Un incastro sempre nuovo.

Spaventa un po’ questa versione, ma altrimenti sai che noia?!

About The Author

Alessia Romanazzi

Psicologa e psicoterapeuta. Aiuto le persone ad affrontare momenti di stress temporanei o prolungati. Insieme cercheremo la tua personalissima soluzione per superare il momento critico. Mi trovi in studio a Saronno e a Milano. Attraverso Skype in tutto il mondo!