Settimana scorsa abbiamo parlato di paura dell’abbandono e, in un vecchio articolo, ci eravamo anche detti che la paura dell’abbandono è una delle più grandi paure di chi soffre di fame nervosa.
Oggi approfondiamo la questione della noia, che sembra essere intollerabile per chi soffre di fame nervosa.
“Mangio per noia. Sento un vuoto e mangio“. Questa frase la si sente ripetere così spesso che quasi passa inosservata. Il significato appare ovvio, ma se andiamo a scavare c’è una molteplicità di significati dietro a questa frase.
Qualche domanda di riscaldamento
E’ necessario pensare a qualche domanda per aprire un varco:
- Cosa significa noia? Cosa sento in quel momento?
- Mangio sempre quando sono annoiato o a volte mi annoio e faccio altro?
- Cosa mi impedisce di iniziare a fare qualcos’altro mentre mi annoio? Non ho altre idee?
Noia e fame nervosa: a ciascuno il suo perché
Non tutti mangiano per noia e, anche tra coloro che mangiano per noia, le motivazioni possono essere diverse. Vediamo insieme qualcuna.
1. NOIA COME MANCANZA DI STIMOLI. CIBO COME PASSATEMPO.
Questo è proprio uno di quei casi in cui la noia viene percepita come un vuoto: non si sa cosa fare, si sente una mancanza, ma non è ben chiaro di cosa, per cui non è nemmeno possibile mettersi a fare (Cosa faccio? Boh!). 7
E’ una noia che si manifesta, in genere, quando si è da soli e si ha la percezione di non avere abbastanza tempo per fare cose che di tempo ne richiedano (tipo un paio di ore prima di cena).
Ci sarebbe il tempo per sedersi, riposare un attimo il corpo e la mente, ma guai a fermarsi, la passività non è contemplata (vedi punto successivo). Il cibo permette di rimanere attivi e di occupare il tempo.
2. NOIA COME PASSIVITA’. CIBO COME “FARE”.
La maggior parte delle persone che ho conosciuto e che soffrono di fame nervosa non riesce mai a stare ferma. Stare fermi (o riposarsi!) genera una profonda e intollerabile frustrazione, che spesso viene scambiata per noia. Lo smangiucchiare diventa un momento per fare qualcosa, per mantenersi attivi in quei momenti che sembrano più scarichi. Vi ricordate che ci eravamo spiegati perché chi soffre di fame nervosa non può rimanere passivo?
3. NOIA E CIBO COME “TAPPO” DELLE EMOZIONI
C’è quel disco dei Pink Floyd (Time) dove il nero attira tutti i colori. La noia funziona spesso così: si avverte la noia e sotto ci sarebbe una ricca sfumatura di emozioni (rabbia? Tristezza? Paura? Eccitazione?), che viene messa a tacere dalla noia e, subito dopo, dal cibo.
4. NOIA COME ATTESA. CIBO COME “ATTENUATORE”
Spesso si avverte noia quando si è in attesa di qualcosa (nel breve o nel lungo termine). L’attesa ci pone in un ostato di passività e, come avevamo visto, chi soffre di fame nervosa non ha un buonissimo rapporto con l’attesa (e se poi non arriva nessuno?).
L’attesa si colora di molta ansia e quell’ansia è intollerabile. Il cibo permette di attenuarla, di fare qualcosa mentre si attende, stemperando la tensione e mettendo a tacere tutte le aspettative negative che si affacciano alla mente.