Ci sono alcune persone che vivono sempre con una punta di insoddisfazione e infelicità. Qualunque cosa facciano, in qualunque situazione si muovano, sembra esserci qualcosa pronto a ostacolarle e a rovinare il momento.
La questione sorprendente è che più cerchiamo di far vedere loro in lato positivo, più loro ci mostrano quello negativo (cosa che, per l’interlocutore è piuttosto frustrante e, a tratti, irritante). E’ come se avessero un paraocchi che impedisce di vedere la parte positiva della situazione, facendole concentrare solo su quello che non ha funzionato e che le ha rese infelici e insoddisfatte.
Qualcuno liquida la faccenda dicendo: “Stai facendo la vittima!“. Ma la questione non è così semplice: si tratta, infatti, di persone che hanno BISOGNO di vedere il lato negativo della situazione.
Perché alcune persone bisogno di vedere qualcosa di storto?
Il ragionamento che sto per fare risulterà paradossale alla maggior parte dei lettori: vedere qualcosa di negativo fa stare più tranquilli piuttosto che pensare che vada tutto per il verso giusto.

Provo a spiegarlo meglio. Quando le cose vanno molto bene, ci sentiamo tranquilli e appagati, tuttavia non possiamo garantire che le cose vadano bene per sempre. C’è sempre un qualcosa che subentra per deviare un po’ la nostra tranquillità, magari sono cose piccolissime, ma di fatto ci ricordano che non possiamo essere felici sempre. Aspetto, poi, fondamentale è che queste cose che subentrano, facendo lo sgambetto alla nostra felicità sono spesso incontrollabili. Arrivano dall’esterno, causate da altre persone o dalla situazione, e noi possiamo farci poco. Spesso sono anche inaspettate.
Lo stesso NON avviene per l’insoddisfazione e l’infelicità. Le cose negative, certo, arrivano dall’esterno, ma possiamo causarcele anche noi: basta trovare un qualunque pelo nell’uovo, decidere di sbattere un mignolo contro un mobile o iniziare a pensare a cose brutte per stare peggio.
Di fatto, non abbiamo la possibilità di garantirci una felicità duratura, ma abbiamo le redini del pensiero negativo. E’ una questione di controllo.
Perdere il controllo fa paura, molto meglio qualcosa di negativo, ma che posso aspettarmi e controllare.
Per queste persona la parte in cui “la felicità ci abbandona e non possiamo farci niente” è intollerabile. Vivono con un profondo senso di frustrazione il passaggio da un momento positivo a un momento negativo e ancor più frustrante è l’idea di non aver in mano le redini della situazione.
Scegliere di vedere sempre qualcosa di storto, anche nelle situazioni migliori, consente di non vivere quel momento di “abbandono della felicità” e di vivere meno sulle montagne russe (del tipo: “Almeno sono pronto, perché ho il controllo di quello che sta andando storto. Se i godo troppo le cose poi c’è il rischio che me le tolgano da sotto il sedere!“).
Questa costanza del dolore è, quasi paradossalmente, rassicurante.
Altre ragioni per cui si vede tutto storto…
In questo articolo vi parlo di persone che vedono tutto storto per una sorta di COSTANZA DEL DOLORE: “Mantengo un minimo di negatività costante, in modo da non stare troppo male quando le cose positive mi abbandoneranno“.
Ovviamente, ci sono moltissime ragioni per cui le persone possono vedere le cose che accadono (o che succederanno) sotto una lente negativa. Come sempre, ognuno ha la propria storia e le proprie ragioni, ma proviamo a vederne insieme qualcuna:
- Gli ansiosi. Questo gruppo di persone non vede davvero tutto negativo, anzi è capace di godersi le cose belle. Tuttavia, l’ansia gli impedisce di rilassarsi e anticipano costantemente ogni possibile risvolto negativo della situazione (anche se è improbabile che si realizzi). Questo meccanismo ha che fare con il controllo. Il punto è che, a furia di cerca il pelo nell’uovo, lo si trova e questo diventa una conferma del fatto che il controllo non possa mai essere abbandonato.
- I danneggiati. Ci sono alcune persone che sentono di essere stati trattati ingiustamente nella vita. Sentono sempre di dover fare più fatica degli altri, di avere davanti più ostacoli quando devono fare le cose. Queste persone vedono spesso il bicchiere mezzo vuoto non tanto per se stesse, quanto per ricordare agli altri che (poverini, e lo dico senza ironia) sono in costante attesa che qualcuno li risarcisca per tutte le ingiustizie subite.
- Gli scaramantici. Si tratta di quelle persone che pensano: “Se dico che andrà tutto bene, qualcosa andrà male, meglio fare un po’ il negativo“. Non hanno un vero e proprio pensiero negativo, ma preferiscono non dire troppo ad alta voce di essere ottimisti (meglio non rischiare!).
Anche io vedo sempre tutto storto: cosa posso fare?
PREMESSA: come sempre, il primo passo è capire perché si vede tutto negativo (per la costanza del dolore? Per l’ansia? Perché aspettiamo un risarcimento?). Ogni motivazione e ogni storia ha la propria personalissma soluzione.
Oggi ci focalizziamo sulla faccenda della costanza del dolore (non me ne vogliate, ma di ansia&Co. parliamo spesso!): questa faccenda è difficilissima da cambiare, anche con la psicoterapia. Chi ha bisogno di vedere qualcosa di negativo è seriamente spaventato dal fatto che le cose possano andare bene. Figurarsi, quindi, come possano essere affrontata una psicoterapia, il cui obiettivo in genere è tornare a vivere più serenamente.
Chi si presenta con questo problema (in genere si presenta, in realtà, per ansia o depressione) è spaventato dal fatto che la psicoterapia possa riuscire. Per questo, “si impegna” costantemente per smontare ogni pezzo venga fatto. Quando si lavora con queste persone, si ha l’impressione che più facciamo dei passi avanti, più si impegnino per cestinarli e far fallire ogni possibile soluzione. La frustrazione è alle stelle (per loro e per il terapeuta!).
Io dico ad ogni paziente (in ogni caso, al primo colloquio), che non posso garantire la buona riuscita della psicoterapia. Certo, ci sono questioni che mi “spaventano” meno perché hanno maggiori probabilità di riuscita (tipo l’ansia e gli attacchi di panico), ma non posso comunque dare garanzie.
Con le persone che hanno il tema della costanza del dolore sottolineo doppiamente la faccenda. La questione, con loro, non è “fare andare bene le cose”, ma “farle andare meno peggio”. Questo mantra che uso in terapia funziona anche nella vita: gli permette di mantenere quella punta di negatività, che consente loro di non spaventarsi troppo e stare tranquilli.