Volevo scrivere un caso-esempio, ma ne esiste uno migliore di Nadal alle sue partite? Avete presente tutti quei rituali che mette in atto prima di ogni servizio? Per noi psicologi sono un esempio veramente ghiotto per spiegare cosa sia il disturbo ossessivo-compulsivo! (Nota: probabilmente, poi, nel suo caso avviene solo durante le partite, quindi non si tratta di vero e proprio disturbo).
Ma cominciamo con la spiegazione.
Avete presente quando si evita di calpestare certe righe, quando si controlla 3 volte se il gas è chiuso e quando ci si lava le mani più e più volte pensando ai microbi? E quando quel quadro, così storto, vi fa friggere sulla sedia fino a quando non viene raddrizzato?
Oh mio dio, sì capita anche a me!
Che problema ho???
Alt! Fermiamoci e facciamo un passo indietro: tutti quanti facciamo questi pensieri (o altri molto simili).Come spesso accade, la faccenda diventa problematica solo quando i pensieri diventano molto frequenti, molto intensi e influenzano la vita quotidiana. In poche parole, il problema si pone quando questi pensieri diventano fastidiosi. In questo caso, possiamo parlare di disturbo ossessivo-compulsivo (o tratti ossessivo-compulsivi).
Il disturbo ossessivo-compulsivo: cos’è?
1. Le ossessioni
Partiamo sempre da un esempio pratico, così capiamo meglio: vi è mai capitato che il ritornello di una canzone vi si infilasse in testa tanto da risultare fastidioso? Scommetto di sì, perché anche questa è una di quelle cose che capita a tutti (nessun problema, quindi!).
Il disturbo ossessivo-compulsivo funziona in maniera simile, ma in maniera molto più forte. Ci sono dei pensieri che “si insinuano” nella testa e, per quanto la persona cerchi di allontanarli, loro rimangono lì fissi a tormentarla, creando forte ansia o forte disagio. Questo capita ogni giorno e più volte al giorno e non si tratta di semplici preoccupazioni per problemi quotidiani. Ad esempio, il fatto di pensare ogni giorno che quella biopsia che ho appena fatto possa andare male è contestuale alla situazione ed è assolutamente normale. Nel disturbo ossessivo-compulsivo questa forte preoccupazione (o disagio) si verifica per il minimo evento quotidiano. Secondo la maggior parte delle teorie, questo avviene perché la persona ossessiva tende a sovrastimare la portata di ogni evento.
Esempi:
“Sono stato in metropolitana e i vestiti non sono puliti”
A) persona qualunque: vero, magari non li rimetto nell’armadio, poi li laverò.
B) persona ossessiva: “Oh mio dio, questi enormi microbi (così grandi che mi sembra di vederli) invaderanno tutta la casa! Devo immediatamente disinfettare i vestiti!!”.
“Non sono certo di aver chiuso il gas”
A) Persona qualunque: “Uhm vediamo di ripercorrere le diverse azioni di questa mattina: sì, forse l’ho chiuso. In ogni caso ci sono tutti i salvavita ed è improbabile che la cosa crei danni”.
B) Persona ossessiva: “Che angoscia, chissà se lo avrò chiuso. Certamente no. Potrebbe saltare in aria la casa…se non lo chiudo, la giornata di oggi andrà malissimo, forse il capo mi licenzierà…devo subito tornare a casa a controllare”.
A questo si aggiunge un ulteriore carico: ogni pensiero è accompagnato da un’aurea negativa e la persona si sente molto male (o molto in colpa) per il solo fatto di aver pensato quella cosa, si sente molto responsabile per le conseguenze che quei pensieri rischiano di avere.
La persona, in genere, si rende perfettamente che i propri pensieri siano esagerati e che derivino dalla propria testa, ma non può fare a meno di pensarci e testa costantemente di ignorarli o reprimerli ricorrendo ad altri pensieri o azioni. Queste ultime si chiamo compulsioni.
2. Le compulsioni
Le compulsioni sono tutte quelle azioni che la persona si sente obbligata a ripetere per neutralizzare le ossessioni o tutte quelle regole che si sente obbligata a ripetere, come se non ci fosse davvero una via di scampo.
Facci qualche esempio!
Certo!
Esempi di comportamenti compulsivi: lavarsi le mani, mettere in ordine, raddrizzare, non calpestare righe, controllare che quella cosa si a posto…
Esempi di azioni mentali (pensieri) compulsive: ripetere una “formula magica”, ripetere parole porta-fortuna, canticchiare ritornelli, pregare, contare…
NOTA: queste azioni devono essere ripetitive e servono a neutralizzare un pensiero. Si tratta, quindi, di comportamenti che vengono messi in atto con l’obiettivo di prevenire alcune situazioni temute (“Se faccio questa cosa, non capiterà che…“).
In alcuni casi, è possibile che ci sia un collegamento logico tra pensiero ossessivo e compulsione
“Le mie mani sporche rischiano di contaminare tutta la casa” –> mi lavo le mani e pulisco bene tutto quello che tocco prima di averle lavate.
In altri casi, invece, sembra NON esserci alcun nesso tra il pensiero ossessivo e l’azione o pensiero che si mette in atto per neutralizzarla
“Sento che potrei fare del male a qualcuno a cui voglio bene” / “Ho l’angoscia perché temo che quella persona possa morire” –> “Non calpesterò le righe del pavimento, così non capiterà niente”.
E il gran finale
(sento lo strepitio degli ingegneri)
Ossessioni e compulsioni: quando diventano un problema?
Come dicevamo all’inizio dell’articolo (grazie Nadal!) non sempre le ossessioni e le compulsioni costituiscono un problema. Anzi, potremmo dire che ognuno di noi ha piccole ossessioni e piccoli rituali per neutralizzarle. Come nella maggior parte delle questioni, si parla di problema solo quando:
- Causano disagio marcato
- Portano via molto tempo (indicativamente, più di un’ora al giorno)
- Interferiscono con il funzionamento familiare, sociale e/o lavorativo (o scolastico)
In questi casi, è davvero consigliabile un percorso per tornare a vivere serenamente.
Lo so, immagino ci siano ancora mille interrogativi nelle vostre teste: perché si formano i pensieri ossessivi? Cosa possiamo fare? Basta la psicoterapia o servono farmaci? Ne parliamo nelle prossime puntate (alternandole con altri argomenti ovviamente!).
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