Intervista | Il rumore silenzioso degli attacchi di panico

Il rumore silenzioso degli attacchi di panico

Oggi vi propongo l’intervista a C. (31 anni), che è arrivata da me* per un problema di attacchi di panico. Ha moltissime sfaccettature C.: estremamente dinamica, ma in modo silenzioso, profondamente autonoma, ma piena di amicizie profonde pronte a muoversi a un solo sguardo. Di lei mi hanno fin da subito colpita i contrasti, tanto che l’ho sempre descritta come la sentivo con la pancia, con un ossimoro: rumore silenzioso. Avevo la percezione che nel suo fare mille cose ci fosse un sacco di silenzio e che, allo stesso tempo, dietro a quel silenzio ci fosse un sacco di rumore.

In fondo, anche gli attacchi di panico sono così: fanno rumore, ma da fuori non si sente nulla. E da lì siamo partite.

*E’ arrivata da me virtualmente, perché il percorso si è svolto via Skype.

Quando è iniziato il problema degli attacchi di panico?

Potrei dire che sono ormai un lontano ricordo, perché il problema è iniziato un anno e mezzo fa e sono mesi che non ne ho uno. Però…no. Il primo attacco di panico è vivido nella mia testa. Ero a casa, ero nel dormiveglia e all’improvviso il terremoto, ma fuori non si muoveva niente, si muoveva tutto dentro. Io ero paralizzata e dentro sentivo il cuore che mi bombardava il petto, l’aria che mancava. Ho pensato di morire.

Ho preso il telefono e ho chiamato la mia migliore amica. Siamo andate al pronto soccorso e lì mi hanno detto che erano attacchi di panico. Mi hanno dato un Lexotan da prendere al bisogno e mi hanno rimandata a casa.

Che impatto aveva questo problema sulla tua vita?

Non si può capire. Chi non l’ha vissuto non può capire. Hanno un impatto devastante. Io sono una piuttosto indipendente, faccio tutto da sola e mi dà fastidio dover chiedere una mano. Ci ho provato per un po’: mi costringevo comunque ad andare al lavoro prendendo la macchina, a continuare a dormire da sola…ma gli attacchi continuavano ad arrivare. Mi viene il vomito anche solo a pensarci a quelle sere, ho pianto un sacco.

Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più, non sapevo più cosa fare: non volevo uscire per paura di avere attacchi in giro e fare una figura di m****, ma se stavo a casa non è che stessi meglio anzi…

Quali motivazioni o problemi ti hanno spinto a intraprendere questo percorso?

A un certo punto ho capito che non ce l’avrei fatta da sola. Avevo almeno 3 attacchi di panico alla settimana, erano una specie di nemico pronto a saltarmi addosso da un momento all’altro. In pratica, le mie giornate erano scandite dall’attesa che arrivasse un nuovo attacco e non tiravo mai il fiato perché avevo sempre l’idea che potessero tornare, anche di notte.

Quali erano i tuoi dubbi prima di cominciare?

Non ne avevo molti, a dire il vero. Non mi andava di rimanere in terapia per anni, ma sinceramente sarebbe stato peggio vivere per anni in quel modo lì.

Cosa è cambiato durante il percorso?

E’ cambiato prima di tutto il fatto che ho smesso di avere gli attacchi di panico. All’inizio è stato strano ed ero sempre lì sul chi va là ad aspettare che arrivare un attacco all’improvviso, poi mi son resa conto che erano passati davvero. Lì mi sono rilassata e mi sono goduta il percorso. A me è piaciuto parecchio. Era uno spazio che non mi ero mai presa prima. Ogni settimana arrivavo e parlavamo di me, cosa che non faccio mai perché sono una molto riservata.

Qual è il beneficio più grande che ti porti a casa da questo percorso?

C’era una cosa che mi aveva colpita molto seguendola su Instagram: lei parlava spesso di questi pezzi del puzzle che a un certo punto vanno al loro posto. Io avevo proprio l’impressione che qualche pezzo fosse saltato via, che mi mancasse. Ho capito di averli tutti lì davanti e che non erano stati spazzati via dal panico, ma si erano nascosti a causa di alcune mie dinamiche interiori.

Gliele scrivo perché secondo me possono essere utili ad altri, sono convinta che molte altre persone vivano una cosa simile per ragioni simili alle mie: io vivevo nascosta anche a me stessa. Ero abituata a fare tutto per conto mio, da sola e pensavo di starci bene. Non era vero. Specifico: ho sempre avuto tanti amici, sono una di quelle che sta fuori tutto il week-end, ma raggiunge gli amici in macchina da sola e da sola torna a casa. Mi divertivo con le amiche, ma preferivo fossero loro a essere al centro. Ci stavo bene, a volte, ma a volte avrei avuto bisogno di stare anche io un po’ più al centro dell’attenzione (fuuu…a scriverlo mi sento egocentrica e ora lei dirà: “No, è amor proprio!”).

Il panico è arrivato in una sera in cui ero da sola e si è risolto quella sera chiamando la mia migliore amica in soccorso. La soluzione era già lì.

Come vedi oggi il tuo futuro?

Io sento che non torneranno. Non sono diventata la ragazza che balla sul cubo sotto gli occhi di tutti, però ho imparato a chiedere il mio spazio alle persone a cui voglio bene. Ho capito che agli altri fa piacere potermi stare vicino e che non c’è niente di male a chiedere aiuto ogni tanto. Ma poi non è nemmeno la questione di chiedere aiuto, a volte è anche solo prendere il telefono e dire: “Sai mi è successo questo…” e godersi l’altra persona che ti ascolta, che è interessata a quello che dici. Il mio futuro lo vedo così: con persone interessate a quello che ho da dire, interessate a me. Le avevo anche prima, sempre avute, ma me ne sono resa conto davvero solo poco tempo fa.

Grazie C.! Sono certa che anche questa intervista sarà letta da un sacco di persone interessate a quello che ha detto (scritto). Mi ha proprio insegnato che l’essenza delle cose sta nella percezione che ne abbiamo: essere soli, essere circondati da persone, essere silenziosi o essere rumorosi sono concetti molto mutevoli, che variano a seconda del punto di vista da cui li guardiamo. Bisogna guardare dietro al rumore e dietro ai silenzi per capire cosa comunicano. Altra cosa, a proposito dei pezzi del puzzle, sono sempre più convinta del fatto che, come mi ha dimostrato, i pezzi del puzzle li abbiamo già in tasca e, anche per quanto riguarda quelli, dobbiamo solo imparare a riconoscerli! =)

Se volete saperne di più sugli attacchi di panico, qui trovate un ebook gratuito.

About The Author

Alessia Romanazzi

Psicologa e psicoterapeuta. Aiuto le persone ad affrontare momenti di stress temporanei o prolungati. Insieme cercheremo la tua personalissima soluzione per superare il momento critico. Mi trovi in studio a Saronno e a Milano. Attraverso Skype in tutto il mondo!