Lo so che questa domanda potrebbe generare un po’ di risentimento: “Se sono arrabbiato lo saprò. no?”. In teoria sì, ma poiché la rabbia non è un sentimento ben visto, tendiamo spesso a reprimerla. Ma andiamo con ordine.
Moltissimi pazienti che arrivano con i sintomi più disparati, sono in realtà molto arrabbiati. Ma tanto eh? Non lo ammetterebbero nè agli altri nè davanti a un sasso, per cui la rabbia deve trovare altre vie d’espressione. E’ proprio da lì che si originano ansia, attacchi di panico, fame nervosa e depressione.
Memorabile la frase della mitica diabetologa con cui collaboro, che un giorno sbotta: “Ero così arrabbiata che mi sono depressa!“.
Per molte persone, va esattamente così. Oggi provo a raccontarvelo partendo da alcune vignette cliniche, ossia dei racconti che si ispirano alla realtà (ovviamente non racconto vicende puramente reali, perché proteggo sempre la privacy dei miei pazienti; per fare le vignette qui sopra, in genere, invento una storia mettendo insieme le cose che mi capitano frequentemente).
RABBIA E ansia
Manuela arriva da me per forti attacchi di ansia. Capitano all’improvviso, senza un vero e proprio nesso logico. In quei momenti le si annebbia la vista, il cuore accelera, le sembra di non riuscire a respirare bene e sente una fastidios morsa allo stomaco. Facciamo una mappa dell’ansia e scopriamo che gli attacchi di verificano in situazioni in cui si è sentita compressa, in cui non ha la possibilità di scegliere, di dire la sua. In poche parole le sale l’ansia quando, in realtà, è molto arrabbiata. Sentendo di non poter riversare la sua rabbia sugli altri, la reprime, non dice nulla, si fa andare bene ciò che gli altri decidono. La rabbia, però, nonsi placa. Cresce silenziosa dentro di lei e, a un certo punto, scoppia prendendo la forma dell’ansia.
Gli attacchi di ansia di Manuela sono in realtà attacchi di rabbia.
Rabbia e fame nervosa
Giuliana fa parte della categoria “donne giocoliere“. Si occupa di TUTTO senza mai chiedere alcun aiuto e senza delegare. Spesso, nel pomeriggio, ha degli scoppi di fame nervosa. Giuliana è una donna che non dà mai voce a se stessa, sempre gli altri, gli altri e gli altri. Lei sembra mettersi sempre in ultima posizione, aspettano il momento in cui gli altri capiscano che anche lei ha bisogno dei propri spazi. Un giorno, facendo una mappa dell’ultimo attacco, le dico: “Sa, una cosa del genere a me farebbe molto arrabbiare. Lei invece cos’ha provato in quella situazione?“. Giuliana sembra scogliersi. “Lei lo sa, vero, che ha tutto il diritto di arrabbiarsi?“.
RABBIA E DEPRESSIONE
Premetto che questa categoria mi fa sempre sorridere (in senso buono eh?!). Quando si esce dal tunnel, cosa che accade dopo poco tempo in genere, ne ridiamo insieme al paziente.
Paolo arriva da me lamentando sintomi depressivi: da un mesetto, non trova più piacere in nulla, si è chiuso quasi in casa ed esce solo per andare al lavoro, non riesce più a sorridere, se potesse stazionerebbe fisso a letto. Man mano che racconta la propria storia, io provo una forte irritazione e, quando io sento un’emozione in terapia, in genere è un riflesso del paziente. Iniziamo a notare che, in alcune situazioni, ha dei comportamenti passivo-aggressivi: lancia frecciatine ai colleghi, fa cose che infastidiranno con certezza la moglie, fa commenti a metà…
“Paolo cosa accadrebbe se domani a sua moglie provasse a dirlo, anziché uscirsene con una frecciata secca?”
“Dice?”
“Mah, vediamo che succede…può dirlo in buon modo, ma dando comunque voce a ciò che pensa. Proviamo?“.
Man mano che Paolo inizia a dare voce a ciò che sente, man mano che si rende conto di essere arrabbiato, i sintomi depressivi svaniscono.
N.B. Andiamoci con i piedi di piombo: quella appena descritta NON è la depressione “classica” da manuale (depressione maggiore). In molti casi non si tratta proprio di depressione, ma di rabbia repressa. In alcuni casi si parla di depressione reattiva, ossia un insieme di sintomi depressivi scatenati da un evento oggettivo o soggettivo.
Perché trasformiamo la rabbia in sintomo?
Ci sono diverse ragioni per cui un paziente “sceglie” di non poter essere arrabbiato e, quindi, trasforma la rabbia in sintomi quali l’ansia, gli attacchi di panico, la fame nervosa o la depressione. Vediamone qualcuno insieme:
Ci hanno insegnato che la rabbia è sbagliata
Abbiamo una visione brutta (e sbagliata) della rabbia. Ci hanno insegnato che c’è qualcosa di sbagliato nell’esprimerla. Questo insegnamento può avere origine familiare o culturale.
Posso dire la mia? La rabbia è la mia emozione preferita!
Guardate che simpatica!
LA RABBIA E’ GRINTA, ragazzi. Senza la rabbia come può un calciatore tirare un rigore?
Come altro potremmo raggiungere i nostri obiettivi?
Ci credo che senza la rabbia diventiamo “depressi”..!
SENTIAMO DI NON AVERE IL DIRITTO DI ESSERE ARRABBIATI
Ognuno ha la propria storia. In molte storie, c’è qualcuno che ci ha insegnato che non abbiamo il diritto di essere arrabbiati o, più in generale, di esprimere i nostri bisogni. Vanno sempre repressi in funzione di un dovere o per mettere davanti gli altri. Proprio come nelle vignette di cui vi ho parlato sopra, questo fa sentire molto compressi, schiacciati, senza mai avere la possiblità di esprimersi.
Abbiamo paura che farà male a qualcuno
“Non mi arrabbio, perchè se dovessi farlo potrei ammazzare qualcuno“.
Questa la sento ripetere spesso e, in genere rispondo: “Posto che mi auguro non lo faccia, perchè andiamo nei casini in due (!), se fino a oggi è riuscito a controllarsi non credo sia un caso. Ci sono tanti modi per esprimere la rabbia: a volte possiamo urlare, a volte possiamo spaccare un piatto, a volte possiamo dirlo più o meno bene, altre volte ancora possiamo semplicemente riconoscere che siamo arrabbiati senza far niente“.
La rabbia non fa male (non sempre). Ha tantissime sfumature e tantissimi canali di espressione. Il punto è che se la nascondi persino a te stesso, quella prima o poi esplode e ha pure ragione!
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