Il tema della violenza sulle donne (e della violenza domestica, in particolare) è un tema molto caldo. Sabato 25 Novembre è stata la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Sono stata invitata a un convegno, organizzato dall’associazione Nunca Mas (capitanata dalla fantastica dott.ssa Scozzafava).
Oggi, vi propongo le slide del mio intervento.
Ci siamo chiesti cosa spinga una donna a “scegliere” (inconsciamente, of course!) un uomo violento e cosa la porti a rimanere invischiata nel circolo della violenza domestica. So che le cronache ci hanno abituato a una visione “individuale” e parziale della violenza: l’uomo è il mostro e la donna è una vittima impotente. Io credo che allargare la visuale e andare a comprendere la relazione e i rispettivi bagagli psicologici possa darci un’idea più completa.
Perché è così importante?
In primo luogo per prevenire. Se teniamo conto del fatto che esista un tipo di bagaglio psicologico che ha più probabilità di cadere nella rete della violenza domestica, allora possiamo prevenire. Autostima labile, un certo tipo di attaccamento, poca capacità di prendersi cura dei propri bisogni, senso di inadeguatezza, paura dell’abbandono, ambivalenza sono tutte CAUSE della violenza domestica e NON CONSEGUENZE (nel circolo della violenza, semplicemente si acuiscono) Lavorando con bambine, adolescenti e donne che hanno quelle caratteristiche. Possiamo aiutarle PRIMA, elaborando quelle dinamiche.
In secondo luogo, per curare e per aiutare le donne a capire che hanno un potere (attenzione: potere è diverso da colpa!!). Nel momento in cui vediamo la donna come “impotente”, le togliamo tutta quella parte di risorse e di potenzialità, che sono fondamentali per riprendere in mano la propria vita e staccarsi dal circolo della violenza domestica. Dobbiamo aiutarla a capire il valore delle proprie dinamiche psicologiche, sia quelle “negative” sia quelle che costituiscono una risorsa.
Psicologia e serie TV per parlare di violenza domestica
Il convegno di sabato era aperto a tutti. Erano presenti diverse professioni (psicologi, assistenti sociali, avvocati, arma dei carabinieri…), oltre alla cittadinanza. Per evitare di parlare in psicologese (che a volte è noioso e incomprensibile), ho pensato di parlare della violenza domestica a partire da una serie tv: Big Little Lies. Se non l’hai vista, ti consiglio di farlo: da un punto di vista psicologico è molto curata (mi dicono, lo sia anche da un punto di vista tecnico).
Nella serie, Celeste (interpretata da Nicole Kidman) è una donna ed ex avvocato ingabbiata in una relazione di violenza. (Sottolineo ex avvocato, perché non è mica casuale: la violenza isola!). Seguendo un percorso terapeutico emergono diversi spunti utili a capire meglio cosa accada e perché sembri impossibile abbandonare la storia:
- La violenza e la dipendenza patologica vengono confusi con amore e passione (“Ma no, non è violenza, è troppo amore!” ). Questi portano a pensare che sia necessario solo stoppare le violenze e non chiudere la storia (“Sì, ci sono momenti in cui lui è violento, ma in molti altri è così’ dolce e premuroso…Se non ci fossero gli episodi di violenza sarebbe perfetto“).
- La libertà e il prendersi cura dei propri bisogni (esco con gli amici, lavoro, mi prendo del tempo per me) sono una minaccia per la relazione e vanno repressi (con la violenza fisica o psicologica). Come ti dicevo, la violenza isola (magari lui non lo fa esplicitamente, ma mettendo in dubbio quella tua cara amica o facendoti pensare che se ti prendi troppa libertà è perché non ci tiene troppo a lui. In molti casi, tu stessa sei molto gelosa e timorosa di perderlo, questo ti spinge a isolarti e a isolarlo)
- L’autostima è labile (non bassa, mi raccomando), quindi oscilla tra svalutazione e sopravvalutazione (di sè e del partner). Ma soprattutto, la propria autostima dipende solo ed esclusivamente dagli altri;
- L’attaccamento è insicuro (attaccamento = legame che si viene a creare tra mamma e bambino e che comprende bisogni di cura, protezione, amore, rispecchiamento. L’attaccamento incide sull’immagine che abbiamo di noi stessi, degli altri e delle relazioni. Lo riproponiamo nel legame di coppia)
- Circolo vizioso che fa sentire sempre più ingabbiati (immagina una ragnatela!)
- Dinamiche di potere (che non è detenuto solo dall’aggressore, ma passa dalle mani di un partner all’altro, a seconda delle fasi del circolo della violenza);
- Ambivalenza (grande parola-chiave dei circoli di violenza domestica:; i due partner sono, entrambi, completamente ambivalenti su più fronti)
- Incapacità di prendersi cura dei propri bisogni (si tratta di bambine a cui è stato insegnato a vivere solo di doveri e sacrifici, nessuna cura di sè e delle proprie necessità. Da grandi, si sacrificano per il partner, in attesa che lui si accorga che anche loro sono bisognose di cure, amore e attenzioni. In genere, però, questi partner non sono capaci di prendersi cura né di se stessi né della persona che hanno accanto).
Tutte queste dinamiche si vedono molto bene nella serie e le ho riproposte nel mio intervento, Sabato.
Il mio intervento al convegno “La mossa Giusta”: Violenza domestica: nella mente delle donne
Clicca sulle immagini, per scorrere le slide
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