E’ il desiderio di molti: avere tutto sotto controllo. Qualcuno lo tiene più nascosto, qualcuno lo dichiara apertamente, in ogni caso la faccenda dell’avere tutto sotto controllo crea innumerevoli ansie (nei casi peggior, è alla base degli attacchi di panico e/o di fame nervosa).
Piccola nota: quando abbiamo un attacco di panico, pensiamo di perdere completamente il controllo; in realtà, i nostri centri dell’attenzione (ma anche i muscoli, la respirazione…) sono decisamente sull’attenti e pronti a scattare. Di fatto, siamo in uno stato di “pieno” controllo.
Piccola nota2: Quando si ha un attacco di fame nervosa, si ha la sensazione di perdere il controllo. Le persone raccontano di non avere cognizione di quello che stanno mangiando e in che quantità. In realtà, se ci pensate bene, il cibo è una cosa altamente controllabile (molto più delle persone e delle situazioni quotidiane): decidiamo noi cosa, quanto e come mangiare. Forse non ne abbiamo consapevolezza, ma il controllo lo abbiamo noi, anche nel caso delle abbuffate.
Ecco, quindi, due esempi perfetti di come la nostra percezione sul controllo sia fuorviante: pensiamo di non averne affatto e invece si tratta di situazioni in cui siamo noi ad avere in mano le redini della situazione.
Il paradosso del controllo
Dico spesso ai miei pazienti che il desiderio di avere tutto sotto controllo genera un effetto paradosso: quando puntiamo ad avere tutto sotto controllo, sale una forte ansia e sembra di perdere ancora di più il controllo; nel momento in cui allentiamo la presa, anche l’ansia diminuisce e ci sentiamo decisamente più in equilibrio, più stabili.
Di fatto, quando aspiriamo ad avere tutto sotto controllo ci sentiamo molto più insicuri rispetto a quando impariamo a mollare un po’ le redini e goderci anche quello che viene. In questa forma mentis (devo avere tutto sotto controllo) l’idea è che tutto ciò che accade sia totalmente imprevedibile e, ovviamente, la faccenda non ci piace granché, ne siamo spaventati!
Il controllo funziona come una droga: più cerchiamo di avere tutto sotto controllo e più sentiamo che non è abbastanza, ne avvertiamo ancora più bisogno in un infinito circolo vizioso il cui risultato è quello di non rilassarsi mai e di non godersi mai le cose che ci succedono.
Come imparare a mollare la presa senza star male?
Come sempre, non esistono manuali universali, però possiamo provare a dare qualche piccola dritta in merito.
1. USCIRE DAL MECCANISMO TUTTO/NIENTE
Il desiderio di avere tutto sotto controllo genera ansia, perché formulato pensando per estremi: “O tengo TUTTO sotto controllo oppure non avrò NIENTE sotto controllo e sarà una rovina“.
Questo meccanismo di pensiero (comunissimo) è piuttosto fuorviante: non è possibile avere tutto sotto controllo, ma allo stesso tempo è anche altamente improbabile non avere NIENTE sotto controllo.
Provate anche solo a immaginare uno scenario in cui niente è sotto controllo: è realistico? Riuscite seriamente a immaginarlo? Ne dubito (per fortuna!).
Come sempre la regola è quella della flessibilità di pensiero: “Potrò avere alcune cose sotto controllo, altre meno“.
2. QUAL E’ LA COSA PEGGIORE CHE PUÒ’ SUCCEDERE?
Molto spesso andiamo in ansia per paura possano verificarsi catastrofi, ma senza mai davvero soffermarci sulle REALI conseguenze possibili.
E’ la semplice idea di perdere il controllo a mandarci in tilt, non quello che può davvero succedere. Molto spesso, infatti, quando ci soffermiamo a pensare alle possibili conseguenze, quando le immaginiamo davvero in tutti i loro dettagli, ci rendiamo conto che non sono così tragiche. Anzi, in alcuni casi possono anche essere piacevoli sorprese (e possiamo anche imparare a godercele) o semplicemente delle alternative.
3. INIZIARE A PENSARE ALLE ALTERNATIVE (CHE NON SONO NECESSARIAMENTE CATASTROFI)
Qui mi vengono in mente le neomamme (scusate arrivo da un mese intensivo di corsi pre-parto!) che sono completamente stanche, ma non vogliono che sia il partner a cambiare il pannolino al piccolo: “Non lo fa come lo farei io“. Posto che, come abbiamo visto nel punto precedente, le conseguenze di un diverso cambio del pannolino generalmente non sono così tragiche, ci avete mai pensato che forse potrebbe essere un modo alternativo al vostro? Qualcosa che va ad arricchire la vostra cassettina degli attrezzi: un modo diverso per fare qualcosa.
O forse no, forse quell’alternativa non vi piace, ma non essendo la fine del mondo sarà possibile pensare a modi alternativi di affrontare le conseguenze (e anche questo vi arricchisce, credetemi!).
La paura che il mondo vada avanti anche senza di noi
In molti casi (forse la maggior parte), quando si lavora sul controllo si scopre che la paura non è davvero quella che le conseguenze creino uno scatafascio, bensì scoprire che il mondo può fare a meno di noi.
Lì per lì la persona pensa che questo sia un sollievo, ma quando ci sbatte il naso ci rimane male: gli altri possono vivere anche senza di noi, non siamo indispensabili, quindi potrebbero anche abbandonarci da un momento all’altro.
Questo scenario fa paurissima, anche se non lo ammettiamo. Per questo motivo moltissime persone preferiscono vivere perennemente sotto stress, completamente avvolti dalle incombenze, ma garantendosi la possibilità che gli altri abbiano sempre bisogno di loro. Vivono cercando di essere indispensabili, perché il fatto che le persone amate possano fare a meno di loro è dolorosamente intollerabile. Una gabbia, insomma.
Quando la persona si permette di entrare in contatto con questa paura, scopre che ci sono moltissimi altri modi per favorire la vicinanza con gli altri (e, no, il controllo non è tra questi, anzi…!). Questo, tuttavia, è un pezzo di consapevolezza spesso molto difficile da raggiungere, perché richiede tempo e tanto tanto tanto coraggio! =)