Ogni tanto vi parlo della donna giocoliera. E’ un’immagine che uso per descrivere quelle donne (sono più spesso donne, almeno nella mia esperienza) che stanno dietro a tutto: doveri e bisogni altrui, spesso dimenticando i propri.
Non appaiono come le donne “sottomesse” ai doveri. Piuttosto appaiono come donne tutto d’un pezzo che non hanno bisogno di nulla e che riescono sempre a far quadrare tutto. Il costo è spesso altissimo, però: i loro bisogni scivolano in fondo alla lista.
Su questo, lascio la parola a N. (53 anni), di cui ricordo come prima cosa il dolore e la paura con cui si è presentata. Erano così forti da sembrare paralizzanti. Anch’io ho la sua stessa percezione: da un mondo pesante crollato addosso, ne siamo uscite con una grossa sensazione di leggerezza e di liberazione. La cosa curiosa è che non si è liberata di nulla in termini materiali e di persone che aveva attorno, ha “solo” iniziato a vedere le cose da un diverso punto di vista.
Quali motivazioni o problemi ti hanno spinto a intraprendere questo percorso?
Era da un po’ che desideravo iniziare un percorso, ma mi sembrava di non avere mai tempo. Non è che ci fosse una motivazione in particolare. Sì, un po’ di ansia qua e là, tanto nervoso, un po’ di fame nervosa, ma non c’era un motivo così forte da dire: sì adesso inizio.
Poi la mia migliore amica si è ammalata. Era l’amica di sempre, quella con cui ho condiviso cose che non ho mai raccontato a nessun altro. Il mondo, quella mattina, mi è crollato addosso. Continuavo a pensare che stavo perdendo tempo, continuavo a fare cose, ma cosa mi serviva veramente?
Che impatto aveva questo problema sulla tua vita?
DEVASTANTE. Proprio così in maiuscolo. Se ci ripenso, mi viene ancora il groppo alla gola. Me la vedevo già morta e (forse sono un po’ egoista a dirlo) continuavo a pensare anche alla mia di morte. A quello che stavo facendo, a quello che avevo fatto. Dovere, dovere, sempre dovere. Mi volevo vedere così alla fine della mia vita? Se mi fossi ammalata anche io quel giorno avrei avuto tantissimi rimpianti.
Com’era la tua vita prima di cominciare?
Non è che avessi una brutta vita. Mi son scelta tutto quello che ho: marito, figlio, lavoro. A un certo punto, però, ero davvero affaticata. La dottoressa mi ha parlato spesso della donna giocoliera e io ero esattamente così, piena di cose da fare. Alcune anche belle, non tutti doveri, però diventavano nuovi impegni tra gli impegni anche quelli. Sono una che si fa in quattro per gli altri, non fai in tempo a chiedermi qualcosa che io l’ho già fatta. Molto spesso faccio le cose anche se non me le chiedono. A casa, sul lavoro, negli hobby.
Ero convinta di avere il mondo in pugno, invece era il mondo ad avere in pugno me. Me ne sono resa conto durante il percorso.
Cosa è cambiato durante il percorso?
Sentirmi in pugno del mondo mi ha fatta INCAZZARE. Anche questo lo scrivo in maiuscolo. Da lì in poi mi ha fatto incazzare tutto: mio marito che vagava per la casa chiedendo dove fossero le cose, i colleghi che mi chiedevano aiuto, ma in realtà mi stavano sbolognando il loro lavoro, il capo che non mi concedeva il mio sacrosanto aumento anche se mi spezzavo la schiena, alcune amiche – non tutte- che mandavano messaggi a tutte le ore. Mio figlio no. Poi abbiamo capito che l’ho cresciuto autonomo per la paura che diventasse come me.
Qual è il beneficio più grande che ti porti a casa da questo percorso?
Mi ha aperto mondi che non avrei pensato. Iniziavo perché ero distrutta dal fatto che la mia amica avesse avuto quella diagnosi, con qualche idea sul fatto che ne avessi bisogno anche per altro, però non erano idee delineate.
Si è aperto un mondo. Un altro pezzetto di mondo mi è crollato addosso, ma credo fosse la parte che mi ero raccontata e che non era reale.
Il beneficio mi chiedeva. Esco più leggera. Se gli altri hanno bisogno io ci sono, però non smanio più per fargli tutto prima che me lo chiedano. Ho preso un pomeriggio per spiegare a mio marito dove sono le cose. Più che altro per spiegargli che io lo amo lo stesso, anche se non gli faccio tutto e se ogni tanto gli dico di arrangiarsi.
Come vedi oggi il tuo futuro?
La prima cosa che mi viene in mente è che spero di avere la mia amica accanto. La seconda è che ho un futuro e non mi va di sprecarlo.