Perché me li scelgo tutti con il lanternino?

Perché me li scelgo tutti con il lanternino?

Ti è capitato certamente di dirlo o di sentirlo dire da una persona cara: “Sembra che me li scelga tutti con il lanternino”. Lo si dice in modo scherzoso, ma non lo si crede veramente. E invece è proprio così: la scelta del partner non avviene a caso, anche se ti sembra di averlo scelto casualmente  tra milioni di persone.

Questo tema viene fuori spesso durante le sedute. Quando affermo, con convinzione, che non scegliamo a caso il partner, la persona davanti a me sgrana gli occhi e scuote la testa: “Oh no, si sbaglia! Sembra solo che li scelga con il lanternino, ma è un caso…come posso averlo scelto con il lanternino vedendo una foto?!” oppure “Ma nooo, me lo hanno presentato alcuni amici, come potevo saperlo?“. Vero! Ma quante persone vedi ogni giorno? Quante te ne hanno presentate? Alcune decidi di sceglierle, altre no. C’è un motivo per questa scelta e quel motivo si chiama attaccamento.

Un lanternino chiamato attaccamento

In breve, l’attaccamento è quel legame che si crea tra il bambino e la persona che si prende cura di lui e riguarda la ricerca di protezione, sicurezza, calore, affetto e cure. E’ durante questo primo legame che si forma l’immagine che il bambino ha di se stesso (Come mi vedo? Cosa penso di me?) e degli altri (Come vedo le persone? Cosa mi aspetto da loro e dalle relazioni?).

Ad esempio, se il bambino percepisce che la mamma (o il papà) c’è quasi sempre quando ha bisogno, sentirà di essere una persona degna di amore e di cure e crescerà  con l’idea che anche gli altri siano presenti e disponibili. In questo caso, il bambino crescerà con un attaccamento sicuro. Da grande, sarà una persona capace di dare e chiedere aiuto, affetto e cure

Ovviamente, non sempre il processo di attaccamento va a buon fine. Ci sono moltissime ragioni per cui deraglia, ma dovremmo star qui una settimana a parlarne e son certa che tu abbia altro da fare, quindi semplifico!

Attaccamento insicuro evitante

Da bambini, si sono sentiti spesso rifiutati. Hanno costruito l’idea che, comunque, l’Altro non sarà quasi mai disponibile (percezione degli altri) e vogliono mantenere l’idea di se stessi come autonomi, indipendenti e autosufficienti (percezione di sè). Sono cresciuti con l’idea che l’unico modo per farcela sia quello di cavarsela da soli (della serie se vuoi una mano, la trovi in fondo al tuo braccio). Inoltre, per evitare delusioni, hanno imparato ad allontanarsi prima che gli altri si allontanino da loro; per questo, più ci si avvicina, più loro si tirano indietro (a me vien sempre in mente l’immagine della sabbia che, più la stringi con la mano, e più scivola via).

Attaccamento insicuro ansioso-ambivalente

Hanno avuto genitori abbastanza imprevedibili: a volte loro piangevano e i genitori non arrivavano, altre volte erano lì buoni e tranquilli e i genitori li riempivano di cure (non richieste!). Sono cresciuti con l’idea che gli altri non ci siano sempre quando hanno bisogno, ci sperano, ma non sanno mai quando gli altri ci saranno o meno (percezione dell’Altro come imprevedibile). Chiedono costantemente cure e sentono di non riceverne mai abbastanza, questo gli passa l’idea di non essere davvero degni d’amore (percezione di sè).

Perché ti racconto questo? Perché l’attaccamento influisce anche sulle relazioni di coppia: ci porta a comportarci in un certo modo nelle relazioni e a cercare certi tipi di partner. Vediamo come!

 

Cosa combina l’attaccamento? Perché fa da lanternino?

Abbiamo visto come, durante l’infanzia, costruiamo un’idea di noi e degli altri, nonché delle relazioni. Crescendo, cerchiamo partner che confermino le nostre aspettative e queste idee su noi stessi e sulle relazioni.

Sembra quasi assurdo: dovremmo cercare qualcuno che metta in discussione gli schemi disfunzionali, no? E invece noi esseri umani siamo affezionati a ciò che conosciamo, ne siamo rassicurati. Per questo siamo alla costante ricerca di ciò che conferma le nostre aspettative su noi stessi e sugli altri.

Hai presente il detto “gli opposti si attraggono?” Ecco, è più facile relazionarsi con persone che hanno uno stile complementare al nostro. Avere a che fare con persone che si comportano come ci aspettiamo è più semplice.

Il lanternino dell'attaccamento

Quindi le persone ansiose-ambivalenti si ritrovano a cercare (ovviamente in maniera inconscia!) persone poco prevedibili, perché si aspettano che il partner non risponda davvero alle loro richieste. Una volta trovato questo tipo di partner cosa fanno? Iniziano ad essere molto richiedenti, sostenendo che le cure ricevute non siano mai abbastanza (vengono spesso descritti come soffocanti, possessivi…). Il desiderio di vicinanza e unione, diventa molto presto un “desiderio di fusione” con l’altro, alimentato da potenti sentimenti di gelosia. Ricoprono il partner di attenzioni e cure, ma non è un modo per prendersi davvero cura di lui, bensì è quello che la persona ambivalente vorrebbe ricevere. Un po’ della serie “Faccio all’altro ciò che vorrei fosse fatto a me“. Peccato che scelgano spesso partner evitanti e quindi…!

Beh le persone evitanti, come dice la parola stessa, evitano! Avendo sperimentato numerosi rifiuti nell’infanzia, hanno imparato a mentenere un grosso distacco dagli altri, per non rimanere delusi. Hanno bisogno di sentirsi autonomi, per sentirsi al sicuro. Sotto sotto (mooolto sotto!) anche loro hanno paura di essere abbandonati, ma non lo ammetterebbero nemmeno per un milione di dollari! Quando glielo si chiede, in genere, rispondono che non hanno bisogno di nessuno, stanno benissimo da soli.

Ora, immagina cosa accade quando si incontrano un evitante e un ansioso-ambivalente!

Quando il lanternino fa centro

Quando una persona ansiosa-ambivalente incontra un evitante, si crea un circolo vizioso: l'ambivalente si mostra bisogno di cure e attenzioni, l'evitante fa passi indietro. Più l'evitante si allontana e più l'ambivalente diventa drammatico, disperato e colpevolista. Tuttavia, più l'ambivalente diventa esaperato (ed esasperante!), più cerca di stringere l'altro a sè. Immagina come reagisca l'evitante, che ha il terrore di rimanere invischiato in una relazione: si sente soffocare e inizia a creare ancor più distanza.

La cosa più saggia e razionale, quando incontriamo qualcuno che conferma le nostre paure, sarebbe quella di girare i tacchi. Invece, si rimane lì invischiati, sempre per la questione che, in fondo, è più semplice stare con qualcuno che conferma le nostre aspettative (per la serie “So quel che perdo, ma non quel che trovo“).

Per quanto riguarda gli ambivalenti, la questione è “semplice” da capire: l’ansia di essere abbandonati è troppo forte e, forse ancor più forte, è la paura di rimanere da soli. Questo li mobilita per cercare di tenere in piedi la relazione, anche se insoddisfacente (anche perchè l’insoddisfazione conferma la loro idea di relazione imprevedibile e incostante).

Ok questo ha senso, ma cosa succede agli evitanti? Non dovrebbero schizzar via dopo due giorni?

Molti lo fanno. In altri casi, però rimangono anch’essi invischiati nel circolo vizioso. Le loro ragioni sono più sottili: sotto sotto anche loro desiderano avere finalmente accanto una persona che gli offra cure. Inoltre, come abbiamo visto, mooolto sotto sono anch’essi spaventati dalla possibiità di essere innamorati. Avere accanto un ambivalente che si dispera e fa di tutto per evitare la separazione (e l’abbandono) consente di mantenere la sua immagine tutta d’un pezzo e quale persona “che non deve chiedere mai”. Questo gli garantisce sicurezza: lui rimane autonomo, tanto è l’altro che lo insegue.

Quindi sono destinato a questo lanternino e alla sofferenza?

No! Cambiare lo stile di attaccamento è possibile: diversi studi dimostrano che gli individui possono passare da un attaccamento insicuro a un attaccamento sicuro. Non solo, è possibile vivere le relazione in maniera più soddisfacente e con meno sofferenza.

Alcune relazioni personali e/o percorsi terapeutici possono aiutare la persona a curare vecchie ferite e a trasformare il tipo di attaccamento.

Cosa ne pensi? Sei riuscito a fare qualche riflessione sul tuo lanternino?
Se ti va, condividile in un commento qui sotto o via mail! =)

 

About The Author

Alessia Romanazzi

Psicologa e psicoterapeuta. Aiuto le persone ad affrontare momenti di stress temporanei o prolungati. Insieme cercheremo la tua personalissima soluzione per superare il momento critico. Mi trovi in studio a Saronno e a Milano. Attraverso Skype in tutto il mondo!

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